Con le richieste di Zaia aprirebbero altre 77 mila aziende
Mario Pozza, Unioncamere Veneto: «La riapertura è necessaria perché altrimenti le nostre aziende rischieranno di finire in mani straniere».

VENEZIA - Con le nuove richieste del presidente del Veneto, Luca Zaia, per la riapertura dei settori moda, servizi alla persona, edilizia privata, sollevate dopo il tavolo con le categorie economiche lo scorso 17 aprile, il quadro potrebbe cambiare.
Lo rileva Unioncamere Veneto i cui dati rilevano che la quota di unità locali che sarebbe ammessa a svolgere le proprie attività salirebbe al 61,4% e quella di occupati dipendenti al lavoro al 63,4%.
Questo contesto permetterebbe, rispetto al Dpcm del 10 aprile, di avere 77.000 unità locali in più che riaprono, a cui fanno riferimento 122.000 occupati alle dipendenze in più che teoricamente potrebbero tornare al lavoro.
«La proposta della Regione - osserva il presidente Unioncamere Veneto, Mario Pozza - è una richiesta seria e affidabile a favore della riapertura in sicurezza. Al Governo chiediamo chiarezza e velocità nelle scelte».
Resterebbe comunque ancora piuttosto penalizzato il manifatturiero: solo il 51,5% avrebbe la possibilità di operare (e il 50% dei dipendenti).
Rimane ferma l' industria del mobile (4.600 unità locali, 26.000 addetti), e parte della metalmeccanica.
Su 230 mila dipendenti nel metalmeccanico in Veneto è stimabile, sulla base del decreto, che solo un quarto sia collegato ad attività assentite.
Un terzo del commercio rientra fra le attività ammesse dal dpcm: ciò permette al 48% dei dipendenti del settore di restare operativi cui si collega oltre la metà degli occupati alle dipendenze.
Ci sono settori che hanno bisogno di aprire con priorità: mobile, moda, sport e soprattutto l'edilizia che dopo aver perso il 50% di imprese nella crisi del 2008 rischia di subire un altro duro colpo e che se non riparte potrebbe perdere la manodopera straniera che sta tornando a casa.
«La riapertura è necessaria perché altrimenti le nostre aziende rischieranno di finire in mani straniere».
I commenti dei lettori