L’appello delle cartiere, schiacciate dai costi dell’energia: «Intervenga il governo»
Per i big del settore sono necessari interventi tempestivi per salvaguardare la redditività delle imprese. A dirlo sono Luca Sassoli, Ad di Burgo Energia, e Bruno Zago, presidente di ProGest
Riccardo Sandre
«Non credo che ci sia un imprenditore, nel mondo delle Cartiere, che in questi ultimi mesi non abbia pensato di chiudere tutto in attesa di tempi migliori. Un pensiero comprensibile quando il costo dell’energia diventa anche 4 volte quello della materia prima».
A dirlo Bruno Zago presidente di ProGest, un gruppo che nel 2021 si appresta a chiudere il bilancio 2021 intorno a quota 700 milioni di euro di fatturato, contro i 450 circa dell’anno precedente, e con un Ebitda di circa 100 milioni di euro (era a quota 71,5 milioni nel 2020), anche a fronte delle tante difficoltà legate ad un aumento esponenziale dell’energia (elettrica e gas) tra giugno e dicembre 2021.
Un incremento tanto costate quanto allarmante, in grado di ridimensionare i risultati di quello che in molti, prima di giugno 2021, definivano “l’anno d’oro delle cartiere” e che non sembra vedere uno spiraglio di luce nella parziale battuta d’arresto registrata dai prezzi dell’energia con l’inizio del nuovo anno.
La riduzione dei prezzi di queste ultime settimane sembra non presagire un’inversione di tendenza, per lo meno secondo Luca Sassoli, Ad di Burgo Energia, società dell’omonimo gruppo attivo nel settore della produzione della carta che fatturava nel 2020 ben 1,3 miliardi di euro.
«La domanda gas è altissima in tutto il mondo - spiega Sassoli – basti pensare che nei prossimi 20 anni la Cina sostituirà il 58% di energia elettrica fornita dal carbone, con energia prodotta dal gas, incrementando il fabbisogno di un quantitativo pari al triplo del consumo di gas dell’Europa e mettendo quindi in crisi l’equilibrio domanda-offerta con conseguente impatto sui prezzi. A ciò si aggiunge la continua riduzione di estrazione del gas in Europa, in particolare dalla Norvegia e dall’Olanda, che renderanno questa commodity sempre più preziosa. Anche l’energia elettrica subirà lo stesso trend dal momento che la formazione del prezzo sarà legata al prezzo del gas».
In un contesto così difficile i protagonisti del mondo della carta hanno fatto sentire la propria voce per chiedere un intervento del governo così da salvaguardare la redditività di imprese. Questo è infatti il nodo che spinge molti imprenditori a pensare concretamente a fermi produttivi in concomitanza dei picchi più alti nelle oscillazioni dei prezzi dell’energia.
«Credo che nessun sistema industriale possa sostenere una crescita del genere nel medio periodo - aggiunge l’Ad di Burgo Energia – tanto più quando al prezzo delle commodity energetiche, si sono aggiunti significativi aumenti anche nelle altre materie prime e nei trasporti. In un contesto come questo le fermate produttive sono una scelta strategica sul tavolo per tutti i comparti industriali. Prima di Natale, a seguito del picco di prezzo raggiunto dal gas, alcune aziende hanno sospeso la produzione approfittando di una fermata natalizia che non era prevista a causa del portafoglio ordini pieno. Del resto il mercato della carta è molto variegato nel senso che ci sono prodotti cartari che possono assorbire meglio di altri questo aumento e riversarlo sul prezzo di vendita, così come ci sono mercati che possono reagire velocemente ed altri ancora che, avendo accordi di medio/lungo periodo, tendono a resistere all’applicazione di energy surcharge».
E come sempre avviene chi investe viene premiato, o per lo meno può fare affidamento su un vantaggio competitivo che rischia di essere tanto più strategico quanto più il contesto si fa complesso. In questo senso l’industria cartaria italiana ha poco da rimproverarsi se è vero che negli ultimi anni ha investito nella cogenerazione tanto da ottenere un risparmio energetico medio del 30%.
«Il costo dell’energia è un elemento fuori dal nostro controllo - conclude Bruno Zago, presidente di ProGest -, ma negli ultimi 3 o 4 anni noi abbiamo investito più o meno 500 milioni di euro in macchinari innovativi ad alta efficienza, nel fotovoltaico, in turbine a gas per produzione energia elettrica a basso costo e in sistemi di ottimizzazione e riuso delle emissioni di vapore acqueo dei nostri impianti. Investimenti nati per esigenze di riduzione dei costi e supportati dalla sensazione di fare qualcosa di positivo per l’ambiente. Una scelta ancora più azzeccata ora in un contesto di costi energetici così alti da evidenziare con ancora maggiore forza il valore competitivo delle nostre strategie di investimento».
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