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Il dibattito sul futuro del Nordest, l’assessore Vincenzo Colla: «Investimenti mirati con scelte condivise e l’Emilia Romagna ora è più attrattiva»

L’assessore regionale emiliano allo Sviluppo economico: «Siglato un Patto per l’occupazione e il clima al 2027 con 60 soggetti. Abbiamo deciso di archiviare i contributi a pioggia definendo linee di sviluppo di medio periodo»

Riccardo Sandre
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L’INTERVISTA

Riccardo Sandre

«Abbiamo scelto di fare sistema, di scommettere su politiche d’investimento chiare, condivise e di medio periodo. Puntiamo ad attrarre cervelli, anche con strumenti legislativi ad hoc, e di lavorare su politiche di filiera in grado di sopperire almeno in parte alla mancanza di politiche industriali di respiro nazionale». Così l’assessore regionale allo Sviluppo Economico dell’Emilia Romagna, Vincenzo Colla, spiega il successo di una regione che anno dopo anno erode il gap che la separa dal Veneto ed anzi sopravanza in una serie di indicatori strategici, quali l’export, la tenuta demografica, l’attrattività del sistema universitario e le retribuzioni medie. E così quello che da veneti ci siamo compiaciuti di ritenere il terzo vertice del nuovo triangolo industriale del Paese, rischia di diventare il secondo, relegandoci a una posizione subalterna nei confronti non solo della più grande Lombardia ma anche di un’Emilia Romagna più attrattiva.

A prescindere da classifiche e comparazioni, in alcuni casi addirittura dolorose per il campanilismo veneto, salta agli occhi la capacità dell’Emilia Romagna di fare sistema per ottenere risultati importanti, in una chiave infrastrutturale come pure di programmazione. È così?

«Abbiamo avuto la capacità di lavorare insieme, soggetti istituzionali, corpi intermedi, associazioni di rappresentanza e così via, per lavorare ad una strategia comune di sviluppo in molti ambiti. Ma in questo Paese mancano ad esempio politiche industriali di respiro nazionale. Noi cerchiamo di fare la nostra parte lavorando sullo sviluppo innovativo e sulla coesione delle nostre filiere tramite programmi d’investimento ragionati di respiro pluriennale. Un percorso che ha portato all’identificazione di un nuovo “Patto per il lavoro e per il clima”, forte di circa 9 miliardi di euro di risorse da qui fino al 2027, che ha 3 indirizzi di sviluppo: la digitalizzazione, la sostenibilità e un grande new deal del sapere».

Un progetto condiviso da quanti soggetti?

«Le firme in calce sono 60 si tratta della Regione, delle associazioni di categoria, dei sindacati, delle province e dei Comuni, del sistema camerale regionale, dell’associazione bancaria Abi, della direzione scolastica regionale e così via. Un sistema complesso che ha scelto, senza indulgere in meccanismi di dispersione delle risorse in interventi a pioggia o clientelari, di condividere linee di indirizzo di medio periodo. Un modello che crediamo possa essere attrattivo sia per il sistema industriale ed economico che per le persone».

Ed il tema dell’attrattività è strategico, tanto più in un contesto demografico di crescita negativa, più marcato in Veneto che in Emilia Romagna. Cosa state facendo in questo senso?

«Abbiamo una legge regionale per attrarre le imprese, stiamo lavorando per presentarne di nuove e per attrarre talenti. Credo fortemente che un sistema manifatturiero come quello italiano non possa reggersi con una dinamica demografica negativa e tanto meno potrà essere vivace e competitivo se permettiamo che i nostri giovani scelgano di emigrare perché non vedono un futuro all’interno delle proprie comunità. Ma per attrarre talenti bisogna garantire a questi giovani una casa, scuole internazionali, stipendi all’altezza e una narrazione di innovazione che possa fare loro desiderare di costruire qui il proprio futuro. D’altra parte l’obiettivo comune a tutti – che siano soggetti istituzionali, imprese o sindacati, studenti, insegnati o pensionati – è quello di garantire condizioni positive di crescita delle opportunità e quindi di sviluppo per il proprio Paese. Questo lo possiamo fare solamente partendo dalle nostre competenze e dai nostri territori condividendo nel tempo e negli obiettivi i progetti e le strategie ».

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