«Autobrennero, in Veneto investimenti per 1,2 miliardi di euro»
L'ad Cattoni annuncia i progetti che hanno ricevuto l'ok del ministero: “Grande attenzione alla tecnologia: vogliamo connettere tutti e 314 i chilometri della A22 ai veicoli che la percorrono”
Giorgio Barbieri
Un nuovo casello per l’aeroporto Catullo, la terza corsia fino all’allacciamento con l’A1, tredici sovrappassi, il rifacimento di sei aree di servizio. E poi fondi per l’innovazione tecnologica, la transizione ecologica e l’intermodalità. Valgono 1,2 miliardi gli investimenti previsti da Autostrada del Brennero in Veneto, nell’ambito del piano presentato al Ministero per il rinnovo della concessione scaduta ormai da quasi dieci anni. «Siamo di fronte ad un appuntamento epocale», spiega Diego Cattoni, amministratore delegato di Autostrada del Brennero, «l’asse tra Modena e il Brennero sarà il primo Green Corridor d’Europa, con un piano d’investimenti complessivo da 7,2 miliardi, interamente autofinanziati. Se consideriamo che 60 anni fa la costruzione dell’intera autostrada costò, a prezzi di oggi, 2,1 miliardi di euro si può comprendere l’impatto che questo piano avrà per l’intero territorio veneto».
La concessione era scaduta nel 2014. Ora il via libera del ministero significa sostanzialmente un rinnovo che vi dà un orizzonte di cinquant’anni. Quali sono i vantaggi per il sistema economico veneto?
«Verona, alla quale sono destinati complessivamente 1,2 miliardi di euro, sarà al centro dei primi interventi previsti dal piano e diventerà uno snodo ancor più fondamentale per il traffico con il centro Europa anche in termini di passaggio da ferro a gomma. La terza corsia sarà un intervento prioritario che partirà non appena arriverà la concessione.
E quali sono i tempi?
«Il cronoprogramma è già dettagliato: per quella fisica da Verona a Modena, spesa prevista 800 milioni netti, un lotto è già stato approvato, quindi una volta ottenuta la concessione sarà realizzabile in quattro anni di lavoro. Basterà un anno invece per la terza corsia dinamica (significa che la corsia d’emergenza, all’occorrenza, diventerà terza corsia) tra Verona e Trento Sud».
Negli ultimi anni si è discusso molto sull’opportunità dei rinnovi delle concessioni autostradali. Perché ritiene che il rinnovo sia un vantaggio anche per gli utenti?
«Il sistema concessorio italiano funziona e bene. Oggi il sistema Paese sconta ritardi rilevanti in diversi campi, ma non in quello autostradale per il quale posso affermare che siamo un modello. Prendiamo ad esempio l’interconnessione: in Italia, nonostante i concessionari autostradali siano diversi, abbiamo un’unica rete autostradale, segno di un dialogo costante che ha nell’Aiscat il suo baricentro. In futuro la mobilità evolverà verso modelli cooperativi il cui obiettivo dovrà essere permettere al cliente di raggiungere la propria destinazione nel minor tempo possibile, nel modo più sicuro possibile e con il minor impatto possibile sull’ambiente».
Una quota importante degli investimenti andrà sulla digitalizzazione. Cosa cambierà?
«Dei 7,2 miliardi di euro di investimenti, che costituiscono la nostra proposta di finanza di progetto, la gran parte ha una valenza tecnologica. Si tratta di connettere tutti e 314 i chilometri della A22 ai veicoli che la percorrono, di fare in modo che in ogni istante ogni veicolo trasmetta a noi l’enorme mole di dati che raccoglie lungo il viaggio e che a sua volta possa ricevere tutti quelli per lui utili e di farlo in assoluta sicurezza. Abbiamo già sperimentato per oltre 300.000 chilometri su strada, insieme a Iveco, il truck-platooning, ossia un convoglio di tir nel quale l’unico autista attivamente alla guida è quello del primo tir».
Sono previsti investimenti anche in termini di transizione ecologica. Quali?
«Oggi si parla molto di idrogeno, ma attualmente l’unico centro di produzione e distribuzione attivo in Italia è quello di Bolzano, realizzato con il contributo di Autobrennero. Il nostro piano già prevede di realizzare cinque nuovi punti di rifornimento, in modo che la A22 possa essere un’autostrada sulla quale si potrà viaggiare a emissioni zero».
Negli ultimi mesi si è molto parlato del progetto del governatore Luca Zaia di Holding autostradale del Nordest. Con il rinnovo della concessione l’A22 si sfila da questo piano?
«Consideriamo che la A22 fu realizzata dagli enti locali perché, a metà anni ’50, a Roma quello del Brennero non veniva considerato un tracciato prioritario. Oggi dal passo del Brennero transita più del 10% di tutto l’import-export nazionale. Gli enti locali da sempre gestiscono questa importante infrastruttura con l’efficienza di un’impresa privata ed è normale che i territori che ne sono attraversati la considerino un asset di loro proprietà».
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