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Verso l’intesa sul vertice Confindustria Fvg Riparte la grande alleanza a Nordest

Agrusti assicura il disgelo con Udine: a gennaio accordo sul presidente. Carraro: sì alla confederazione

Piercarlo Fiumanò
Aggiornato alle 2 minuti di lettura

Enrico Carraro e Michelangelo Agrusti alla presentazione del rapporto della Fondazione Nordest a Trieste

 

Accelera il progetto di “sinergia” confindustriale fra Veneto e Friuli Venezia Giulia. Confindustria Alto Adriatico (Trieste, Gorizia e Pordenone) e Confindustria Udine potrebbero trovare con il nuovo anno un’intesa sulla successione dell’ex numero uno di Confindustria Fvg Giuseppe Bono, scomparso in novembre, che sbloccherebbe il passaggio a un’alleanza più vasta su scala nordestina, fortemente voluta dallo storico leader di Fincantieri. Oggi a guidare Confindustria Fvg è il presidente del gruppo Danieli Gianpietro Benedetti, reggente in quanto membro più anziano del consiglio di presidenza. Il traguardo sarebbe molto vicino dopo che sulla questione si è speso anche il numero uno di viale dell’Astronomia Carlo Bonomi: «In gennaio credo che ragionevolmente troveremo una soluzione», ha risposto ieri il numero uno di Alto Adriatico, Michelangelo Agrusti, ospite di Fondazione Nordest con il presidente di Confindustria Veneto, Enrico Carraro, nel dibattito moderato dalla direttrice del Piccolo Roberta Giani. Agrusti ha spiegato che qualsiasi accordo sulla leadership confindustriale deve nascere da un modello che si fonda sul ruolo «pervasivo» dei territori che «affiancandosi ai governi regionali» devono fare «evolvere progetti di sviluppo dentro e fuori le imprese». Agrusti non ha tracciato l’identikit del nuovo presidente: «Prematuro parlarne». Mentre Udine rivendica da sempre il proprio diritto alla nomina, ieri Agrusti ha vantato il maggior numero di imprese iscritte: 1.600 fra Trieste, Gorizia e Pordenone, contro le oltre 500 del Friuli. Ma i toni sono quelli del disgelo. Si vedrà quale sarà il verdetto finale a gennaio. Il direttore scientifico della Fondazione Nordest Luca Paolazzi, in questo scenario di grande aggregazione, ha escluso rischi di subalternità di Trieste e della Venezia Giulia verso il Veneto: «Bisogna saper guardare al futuro e all’Europa. A Trieste ci sono saperi, competenze, una grande realtà scientifica e il porto che sono un valore aggiunto».

Per Carraro «una federazione tra le Confindustrie nordestine che includa il Trentino Alto Adige potrebbe essere una buona idea. Ma anche qui è un progetto che deve nascere dal basso». Percorso già avviato con la fusione delle Confindustrie di Venezia, Rovigo, Padova e Treviso che hanno dato vita a Veneto Est, la seconda organizzazione di Viale dell’Astronomia per peso dopo Assolombarda. In campo è sceso anche il Nordovest che sta realizzando l’aggregazione fra Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta: «Ci hanno preceduto. Su Confindustria Nordest si è già mossa una commissione tecnica. I lavori poi si sono interrotti a causa della scomparsa di Bono che si è molto speso sul progetto con Agrusti. Questa alleanza confindustriale potrebbe accelerare progetti comuni alle due regioni come l’intermodalità, la logistica, l’espansione verso i mercati dell’Est Europa, le autostrade fino ai corridoi europei», ha precisato Carraro. Anche per Agrusti la creazione di una confederazione macroregionale deve poter accelerare progetti come «il Politecnico del Nordest» e occuparsi di questioni aperte come la sanità che «deve integrare le sue eccellenze», le infrastrutture, la ricerca e le università.

In uno scenario geopolitico complesso come quello attuale, fra guerre e crisi energetica, è esploso anche lo scandalo che coinvolge in questi giorni le istituzioni europee, al centro di una indagine per corruzione. Una questione morale, hanno sottolineato Carraro e Agrusti, che investe il futuro stesso dell’Europa: «Tuttavia - ha sottolineato Carraro - bisogna fare attenzione a non delegittimare le istituzioni europee nel loro complesso». Agrusti vede un rischio grave dall’espansionismo cinese: «La Via della Seta avrebbe portato la Cina nel porto di Trieste come è avvenuto per lo scalo del Pireo». Per Carraro «c’è bisogno di più Europa ma il protezionismo non aiuta. Le barriere alle auto giapponesi negli anni Novanta hanno fatto perdere competitività al mercato». —

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