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Urso: «Intel, il governo ha fatto i compiti. Ora aspettiamo le loro decisioni»

Per il ministro delle Imprese e del Made in Italy pesano i nuovi fattori internazionali: «Gli investimenti in Germania, Francia e Italia fanno parte di una unica catena produttiva»

Giorgio Barbieri
3 minuti di lettura
IMAGOECONOMICA 

«Con Intel i contatti sono continui, spetta a loro decidere tempi e luoghi anche in presenza dei nuovi fattori internazionali». Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, fa il punto sulle trattative con la multinazionale americana che, secondo Bloomberg, starebbe rivedendo le tempistiche dei suoi investimenti in Europa A partire dallo stabilimento a Magdeburgo in Germania a cui è però legato a doppio filo il progetto italiano per cui è in lizza la veronese Vigasio.

A che punto sono le trattative con Intel?

«Siamo in continuo rapporto con l'impresa. Noi abbiamo fatto i compiti a casa: governo e Regioni insieme. Ce lo riconoscono appieno. Ora tocca a loro decidere tempi, modalità e luoghi, anche in presenza di nuovi fattori internazionali, in merito agli investimenti programmati in Germania, Francia e Italia che fanno parte di una unica catena produttiva».

Cosa aiuterebbe?

«È necessario che l'Unione Europea risponda da subito alla grande sfida degli Stati Uniti che attraggono con importanti sussidi i grandi investitori internazionali, pensi al recente accordo sul sito taiwanese in Arizona, così come della Cina che proprio l'altro giorno ha stanziato oltre 150 miliardi di dollari proprio per costruire chip e semiconduttori Made in Cina. Dobbiamo reagire insieme. Con la consapevolezza che si tratta di un'iniziativa privata a cui dobbiamo fornire il migliore supporto possibile. Si tratta di un asset strategico per la nostra economia digitale».

Nel frattempo in Europa è stato raggiunto l'accordo sul tetto al prezzo del gas. Cosa significa in concreto per le imprese?

«È una misura necessaria ma non sufficiente e purtroppo tardiva. Lo aveva chiesto il governo Draghi e l'ha ottenuto il governo di Meloni segnando una svolta nella politica energetica europea. È stato sufficiente l'annuncio dell'intesa per ridurre la speculazione e quindi il prezzo del gas. Il tetto dinamico su cui ci si è accordati impedirà al prezzo del gas di salire oltre una certa soglia, agganciata al prezzo globale del gas naturale liquefatto, evitando al contempo che possano esserci problemi di riduzione nelle forniture».

A questo tema si unisce quello sulle trivelle in Adriatico sulle quali in Veneto è in corso un dibattito acceso.

«Per raggiungere l'indipendenza energetica dobbiamo produrre più energia in Italia, senza una visione ideologica, guardando solo all'interesse nazionale. Oggi la tecnologia ci consente di rispettare appieno gli obiettivi di conservazione del territorio, del suolo anche per quando riguarda l'estrazione del gas nel Mar Adriatico Centrale. Peraltro a beneficio proprio delle imprese di eccellenza del Made in Italy, che avranno da subito gas a prezzo calmierato: mi riferisco ai vetrai di Murano, alle cartiere di Verona, alle aziende siderurgiche e metallurgiche di Vicenza e di Padova, così come a quelle ceramiche».

Però sul territorio, in particolare in Polesine, c'è preoccupazione.

«Per questo con il ministro Pichetto e il presidente Zaia abbiamo insediato un tavolo tecnico per esaminare ogni aspetto e fugare ogni dubbio sull'impatto sul territorio. Il Polesine ha pagato un prezzo altissimo per l'incuria del passato e noi vogliamo dare tutte le assicurazioni necessarie: oggi la scienza e la tecnologia ci forniscono strumenti che nel passato non erano nemmeno ipotizzabili. Verità e trasparenza sempre e comunque».

Il Veneto è una delle locomotive del "made in Italy". Quali sono le principali misure in legge di bilancio per favorire l'export?

«Tutela, valorizzazione e sostegno della nostra produzione all'estero sono le parole chiave che il governo ha da subito seguito e che hanno delineato l'asse portante dell'attuale politica industriale italiana. Per questo motivo abbiamo istituito il Comitato Interministeriale per il Made in Italy. Inoltre quale collegato alla legge di bilancio abbiamo indicato un disegno di legge contenente misure organiche, affiancandovi uno specifico Fondo per complessivi 100 milioni di euro».

In un'intervista al nostro giornale il presidente di Federmeccanica, Federico Visentin, parlando di welfare aziendale ha detto che le misure del governo in tema di bonus non sono strutturali ma innescano una "logica da Babbo Natale". Cosa ne pensa?

«Che dimentica il taglio del cuneo fiscale, rafforzato in modo significativo a favore dei salari più bassi: la seconda voce della Manovra con oltre 4 miliardi. E che si aggiunge a oltre trenta miliardi stanziati con il decreto aiuto quater e appunto con la manovra per aiutare imprese e famiglie sul fronte energetico. In questo contesto non si poteva fare di più. È la prima manovra in un contesto di emergenza di un governo di legislatura ma la rotta è chiarissima: sostegno alle imprese, a chi produce e lavora».

Quali sono le principali sfide che le imprese venete dovranno affrontare nel 2023?

«Certamente sarà prioritario rivedere alcuni modelli per massimizzare la competitività e per tutelare le imprese venete sul piano internazionale. Altra sfida passerà poi dall'intercettare le risorse messe a disposizione dallo Stato e dall'Unione Europea: opportunità che consentiranno di adeguare le produzioni in ottica green, all'insegna di una transizione ecologica e di una sostenibilità industriale che dovranno necessariamente accompagnare le imprese del Veneto rispetto alle sfide globali».

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