L’inverno difficile dell’industria: a Nordest colpito l’elettrodomestico
Sono una settantina i negoziati aperti al mise. Dal piano di ristrutturazione globale di Electrolux alla vertenza Epta. Al via la reindustrializzazione di Ideal Standard
Elena Del Giudice
Sul calendario la data cerchiata in rosso è quella del 18 gennaio, giorno in cui il ministro delle imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, aprirà di fatto il confronto con i sindacati sui tavoli di crisi. E il Nordest non è esente da criticità nei settori cruciali del manifatturiero ora sotto osservazione che spaziano dall’automotive all'elettrodomestico per arrivare alla siderurgia. Oltre una settantina i tavoli già attivi a cui se ne potrebbero aggiungere anche altri.
Molto dipenderà da come le imprese riusciranno a fronteggiare un 2023, appena agli esordi, caratterizzato da forti incertezze e turbolenze. Le ragioni sono le stesse che ci accompagnano ormai da quasi un anno, a partire dal conflitto in Ucraina per passare al tema energia, con i prezzi di gas ed energia ancora lontanissimi da quelli del 2021, a cui si somma l’inflazione, che non accenna a rallentare, il caro materie-prime, e non dimenticando la logistica, con il Far East, e in particolare la Cina, alle prese con una recrudescenza del Covid che potrebbe riverberarsi sulle attività produttive.
E poi ci sono altri fattori cruciali di cui tenere conto, come la transizione nell’automotive, su cui i sindacati continuano a richiamare l’attenzione per gli effetti che sta già determinando sulla filiera - e quella europea di settore è per lo più italiana -, o l’avanzata asiatica nell’elettrodomestico, con i colossi cinesi pronti a replicare in casa nostra il “modello Occidente” che ha motivato l’internazionalizzazione europea in Cina: spostare le produzioni vicine ai mercati di sbocco. E se l’orizzonte appare incerto, il “conto” in termini di situazioni di difficoltà, se on proprio di crisi, si inizia a delineare.
Il nuovo tavolo Electrolux ancora non c’è, ma è abbastanza intuibile che ci sarà. Non tanto e non solo per parlare di Electrolux, la multinazionale svedese con base a Pordenone per l’Italia, Paese in cui è presente con 5 stabilimenti (a Porcia, Susegana, Forlì, Solaro e Cerreto d’Esi), circa 5 mila addetti, due centri di ricerca e sviluppo, ma per estendere l’analisi al settore.
Settore, come detto, in affanno dopo aver assaporato una seconda parte del 2020 in forte crescita, un 2021 dalla domanda dinamica e sostenuta, ma frenata in modo brutale dalla carenza di componenti. Electrolux ha già annunciato una riorganizzazione a livello mondo che sebbene impatti in modo importante soprattutto sugli Usa, non trascura l’Italia dove sono stati indicati in 222 gli esuberi diretti (di cui 76 a Porcia e 25 a Susegana), a cui si sommano i mancati rinnovi del contratti a termine. In Veneto si somma anche la vertenza di Epta che ha comunicato l’intenzione di non rinnovare i 286 contratti in somministrazione in scadenza a dicembre (253 nello stabilimento di Belluno e 33 in quello di Padova).
Il tavolo resta aperto ma le prospettive appaiono ormai definite per l’Ideal Standard di Trichiana, dove è partito il progetto di reindustrializzazione che ha l’ambizione di mantenere qui brand e produzione della Ceramica Dolomite per dare futuro a 450 lavoratori. L’evoluzione del progetto sarà monitorata.
Stessa cosa per Wanbao-Acc, vertenza chiusa con l’acquisizione da parte di Lu-Ve, che resta aperta per i lavoratori non ricollocati che beneficeranno della cassa integrazione straordinaria ancora per un anno, fino alla fine del 2023. In attesa di soluzione la vicenda Speedline, che impiega 605 dipendenti, rispetto alla quale dovrebbero esserci sul tavolo delle trattative due offerte preliminari di acquisizione, ma l’esito delle valutazioni e della trattativa ancora non è noto.
Nell’area triestina i punti di crisi restano fondamentalmente due: Wärtsilä e Flextronics. Entrambe le aziende sono già titolari di tavoli ministeriali dedicati perché per entrambe le vertenze sono già state aperte. Per la ex Grandi Motori, dopo l’intesa sulla rindustrializzazione con la revoca dei licenziamenti, si attende il piano industriale triennale che deve arrivare entro il 31 gennaio.
Per il futuro, sono invece previsti 5 milioni di euro di fondi propri nello sviluppo dell'area R&D e Service che rimarrebbe, nei piani di Wärtsilä, a Trieste. A oggi sarebbero 5 le manifestazioni di interesse da parte di potenziali investitori interessati ad occupare l’area produttiva che sarà lasciata libera dalla multinazionale finlandese, e di queste tre prevedono l’assorbimento di tutto il personale.
Flextronics ha già presentato un piano che delinea le prospettive produttive con l’obiettivo di garantire e sviluppare attività e occupazione a Trieste. La prima verifica del piano è attesa nel mese di aprile.
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