Autonomia, i paletti di Confindustria: «Non divida il Paese»
Il presidente Bonomi: «Essenziale la clausola di salvaguardia dello Stato». Il ministro Calderoli prova a rassicurare: «Nessuno spaccherà alcunché»
Giorgio Barbieri
«L'autonomia non deve essere un tema di divisione del Paese. Non possiamo permettercelo: l'Italia ha problemi urgenti da affrontare». Il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, parla a Venezia di fronte al ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli, e mette precisi paletti alla riforma. «Serve attenzione su settori strategici per il Paese, come le reti di trasporto», sottolinea il leader degli industriali, «si può pensare di ridurli a microgestioni o bisogna, ed è la linea di Confindustria, tenere la gestione a livello nazionale». «Noi un confronto con Confindustria lo abbiamo già avviato e intendiamo proseguirlo», gli ha risposto Calderoli, «nessuno vuole spaccare alcunché». Teatro del confronto sono state ieri le Procuratie Vecchie in piazza San Marco, dove Confindustria e Confindustria Veneto hanno organizzato il convegno "Transizione e sviluppo: il futuro dell'UE e delle Regioni».
La polemica sulla riforma
Ad aprire la mattinata è stato Vito Grassi, vicepresidente e presidente del Consiglio delle Rappresentanze regionali di Confindustria, che giovedì ha riunito a porte chiuse le articolazioni del sistema di rappresentanza degli industriali. «L'autonomia differenziata non può e non deve diventare un nuovo tema che spacca il Paese, che penalizza la crescita dell'economia e la stabilità della finanza pubblica», ha detto Grassi. «Confindustria», ha poi sottolineato Bonomi, «sta prendendo seriamente in considerazione le indicazioni del ministro. Nell'impostazione della riforma ci sono condizioni per noi essenziali: la clausola di salvaguardia dello Stato e vedere come finanziare i Lep quando saranno definiti. Qui si vedrà se c'è serietà o meno». Il leader degli industriali quindi aggiunge: «Non possiamo permetterci, in una discussione molto seria come quella che stiamo affrontando, di minare la coesione nazionale». «Non credo si debba avere paura di una sana competizione regionale e l'autonomia differenziata rappresenta un'opportunità per tutti i territori», ha aggiunto Enrico Carraro, presidente di Confindustria Veneto, «credo anch'io sia opportuno fare un'attenta valutazione delle materie richieste: gli ultimi due anni - tra pandemia e crisi energetica - ci hanno ben indicato che ce ne sono alcune che è bene rimangano in un quadro regolatorio quanto meno nazionale ed altre che invece è più utile devolvere ai territori regionali. Sono un po' scettico sulle 23 materie».
Le rassicurazioni del governo
Tocca al ministro Calderoli provare a rassicurare tutti. «Martedì prossimo presenterò il testo aggiornato in pre-Consiglio e credo che la settimana prossima potrà essere approvata la proposta di legge in maniera preliminare», ha spiegato, «poi andrà in conferenza unificata per il relativo parere e poi in Cdm per l'approvazione definitiva e infine avviata all'esame in Parlamento. Nessuno vuole spaccare alcunché: chiaro che ogni livello di governo rappresenta un ostacolo burocratico e con l'eliminazione di alcuni di questi orpelli credo che il primo ad avvantaggiarsene sia il mondo delle imprese».
I fondi europei
Ma non c'è stata solo l'autonomia a tenere banco. I vertici di Confindustria hanno posto anche l'accento sulla quantità di fondi che il governo riuscirà ad impegnare nel 2023. «Il Pnrr», ha detto Grassi, «prevede anche un tavolo permanente per il partenariato economico, sociale e territoriale di confronto con le parti sociali. In questo consesso sarebbe determinante affrontare alcuni temi cruciali come i ritardi di attuazione e le semplificazioni procedurali». Bonomi è poi tornato sul tema Mes: «Penso sia il momento di discutere su come usare uno strumento già pronto. Se la presidente Meloni vorrà costruire con Confindustria questo strumento, noi ci siamo». Un sostegno alle imprese arriva da Unicredit che ha messo in campo un piano per sostenere gli imprenditori con un supporto consulenziale e con soluzioni finanziarie ad hoc. «Abbiamo realizzato oltre 14 mila incontri con imprese italiane», ha detto Remo Taricani, Deputy Head di Unicredit, «sono in prevalenza Pmi e auspichiamo che il nostro intervento finanziario di supporto possa aiutare le aziende a cogliere appieno le opportunità derivanti dai fondi europei»
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