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Cgia, il caro bollette è costato a imprese e famiglie venete 10 miliardi

Se le spese per le famiglie hanno subito in termini monetari un extracosto pari a 3 miliardi – che per ciascun nucleo ha pesato per circa 1.430 euro - le imprese hanno dovuto pagare in più addirittura 7 miliardi di euro

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Il caro bollette ha pesato su famiglie e imprese venete per 10 miliardi di euro. La stima è stata fatta dalla Cgia che ha stimato l’aumento di costi a causa dei rincari delle bollette di luce e gas. Se le spese per le famiglie hanno subito in termini monetari un extracosto pari a 3 miliardi – che per ciascun nucleo ha pesato per circa 1.430 euro - le imprese hanno dovuto pagare in più addirittura 7 miliardi di euro.

Tra le ripartizioni geografiche del Paese è il Nordest l’area più interessata dagli aumenti: rispetto al 2021 la stima degli extracosti per energia elettrica e gas è salita del 118,1 per cento. Seguono il Nordovest con il +116,6 per cento, il Centro con il +113,6 per cento e il Mezzogiorno con il +109,9 per cento. A livello regionale il rincaro più importante ha interessato l’Emilia Romagna (+119,2 per cento), il Friuli Venezia Giulia (+119 per cento) e il Trentino Alto Adige (+118,3 per cento). Il Veneto, con un incremento del 116,8 per cento è tra le regioni più colpite dai rincari. In termini assoluti, ovviamente, le più penalizzate sono state le regioni più popolate e maggiormente interessate dalla presenza delle attività economiche, come la Lombardia (+20,8 miliardi), l’Emilia Romagna (+10,2 miliardi) e, come dicevamo più sopra, il Veneto (+10 miliardi di euro).

Lo Stato, invece, ha incassato 44,5 miliardi in più

Certo, a causa dell’aumento dell’inflazione, anche lo Stato centrale e le sue articolazioni periferiche hanno subito una impennata della spesa. Nel frattempo, però, l’incremento del gettito riscosso è stato molto importante. Rispetto allo stesso periodo del 2021, nei primi 11 mesi dell’anno scorso le entrate tributarie erariali sono aumentate di 44,5 miliardi di euro. Questo score così positivo è riconducibile a tre fattori: agli effetti del “decreto Rilancio” e del “decreto Agosto”, - che tra il 2020 e il 2021 avevano disposto proroghe, sospensioni, etc. - e, in particolar modo, agli incrementi dei prezzi al consumo che hanno spinto all’insù il gettito dell’Iva.

A seguito dei rincari dei prodotti energetici non tutti ci hanno rimesso. Molte aziende energetiche, ad esempio, nel 2022 hanno registrato un aumento dei ricavi spaventoso. Per questa ragione il Governo Draghi ha provveduto a istituire il contributo di solidarietà che doveva consentire alle casse dello Stato di incassare da questa misura complessivamente 10,5 miliardi di euro. Dopo il saldo del 30 novembre scorso, invece, l’erario ha “ricevuto” solo 2,7 miliardi di euro. Pertanto, tra i 44,5 miliardi di extragettito incassati provvisoriamente in più nei primi 11 mesi del 2022, mancano sicuramente all’appello altri 7,8 miliardi di euro.

La Corte dei Conti ha cercato di individuare le ragioni di questo flop, segnalando queste criticità, ovvero:

1. l’identificazione dei soggetti a cui si applica il contributo;

2. modalità di determinazione della base imponibile;

3. possibili problemi di costituzionalità del tributo (al riguardo viene richiamata la sentenza n. 10 dell’11 febbraio 2015 avente oggetto la cosiddetta Robin Hood Tax);

4. l’indeducibilità del tributo;

5. la possibile traslazione del contributo sul consumatore finale.

Al netto delle ragioni sollevate dei destinatari della misura, bene ha fatto l’Agenzia delle Entrate ad annunciare in questi giorni che nei prossimi mesi avvierà dei controlli mirati sugli extraprofitti realizzati da queste grandi aziende energetiche.

Se nel 2022 il prezzo dell’energia elettrica è più che raddoppiato (+142 per cento), passando da 125 (media 2021) a 303 euro per MWh (media 2022), quello del gas, invece, è rincarato addirittura del 167 per cento, salendo da 46 euro (media 2021) a 123 euro (media 2022). Il peggio, comunque, sembra essere ormai alle nostre spalle, dice Cgia. Nei primi 26 giorni del 2023 la media del prezzo dell’energia è scesa a 176 euro e quello del gas a 68 euro. Importi, quest’ultimi, comunque superiori rispettivamente del 190 e del 240 per cento se comparati con quelli di inizio 2021.

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