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Le Rsu di Susegana: “La scure di Electrolux sullo stabilimento ungherese ci riguarda tutti”

“Il fatto che si continuino a ridurre le produzioni in UE, mette a rischio tutti gli stabilimenti residui – afferma la nota stampa -. Susegana compresa che rischia di essere, non si sa per quanto, l’ultimo stabilimento europeo di frigoriferi”

Elena Del Giudice
Aggiornato alle 2 minuti di lettura

Il piano di riorganizzazione di Electrolux avanza. E dopo i 4 mila esuberi a livello mondo (222 in Italia) annunciati in ottobre, ecco arrivare la decisione di rivedere la capacità produttiva, riducendola. Da qui la scelta, ufficializzata ieri - che conferma i rumors che erano circolati già lo scorso ottobre - cessare la produzione di uno stabilimento in Ungheria. Si tratta della fabbrica di Nyíregyháza, 650 dipendenti, specializzata nei frigoriferi di libera installazione, il cui stop è previsto all'inizio del 2024.

La decisione comporta costi di ristrutturazione per circa 550 milioni di corone svedesi (circa 48 milioni di euro) che peseranno sui conti del primo trimestre 2023 come voce non ricorrente che inciderà sull'utile operativo per l'area di business Europa.La scelta di cessare la produzione di uno degli stabilimenti ungheresi «fa seguito a un riesame della necessità di capacità produttiva, compresa una valutazione della competitività dello stabilimento di Nyíregyháza» spiega Electrolux in una nota.

«L'obiettivo strategico è quello di ottimizzare le operazioni di produzione dei frigoriferi dal punto di vista dei costi, sia attraverso l'outsourcing che la produzione interna, beneficiando così delle dimensioni del Gruppo».Ancora da definire l'allocazione dei restanti investimenti nel settore "freddo" - il piano del gruppo aveva destinato risorse specifiche ad ogni tipologia di prodotto e, di conseguenza, ad ogni stabilimento, compresi i 5 in Italia - che sono parte delle iniziative globali di investimento ed efficienza di Electrolux e che valevano 8 miliardi di corone (703 milioni di euro) nel 2018. Su questo il gruppo anticipa che «saranno valutati e reindirizzati».

Fermo restando lo stop alla produzione entro gli inizi del '24, Electrolux sta anche esplorando la possibilità di cedere lo stabilimento di Nyíregyháza e si impegna a «collaborare con le autorità competenti e le parti interessate per supportare i dipendenti nel miglior modo possibile durante questa fase».

La "scure" degli svedesi non si è dunque abbattuta sull'Italia, questa volta, che esce da questa operazione di ristrutturazione con un contributo modesto al contenimento dei costi e alla riduzione della capacità produttiva, merito anche degli ingenti investimenti portati avanti in questi anni nelle fabbriche italiane, da Porcia a Susegana e, ora, anche a Solaro. Sempre che i tagli si fermino qui e che la domanda di elettrodomestici riprenda a crescere. 

La reazione delle maestranze alla decisione del colosso svedese non si è fatta attendere. Quella ungherese, come detto, è la più grande fabbrica di frigoriferi d'Europa. “A pagare saranno migliaia di lavoratori direttamente interessati dai licenziamenti, e l'insieme di ungheresi e europei stante le centinaia di milioni di finanziamenti ricevuti dalla multinazionale. Unione Europea e i sindacati europei devono agire per impedire questo scempio. E chiediamo ai sindacati italiano di agire con ogni mezzo e azione in tal senso “. Così le Rsu Electrolux di Susegana sollecita una prima giornata di lotta per denunciare e porre il problema in tutti i livelli istituzionali italiani, ungheresi e della Unione Europea. “Il fatto che si continuino a ridurre le produzioni in UE, mette a rischio tutti gli stabilimenti residui – afferma la nota stampa -. Susegana compresa che rischia di essere, non si sa per quanto, l’ultimo stabilimento europeo di frigoriferi. La RSU la prossima settimana si convocherà per valutare problema ed eventuali prime azioni”.

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