Export 2023, Sace prevede +5/10% e calo componente prezzo
L’analisi panoramica di Sace sulle prospettive dell’export italiano emersa all’Export Talks - Nuovi Scenari 2023 di IC&Partners, società friulana di consulenza business per l’internazionalizzazione delle imprese
Federico Piazza
Alessandro Terzulli, chief economist di Sace
Brasile e India saranno le sorprese positive per l’export italiano nel 2023. Bene anche gli Usa nonostante gli attriti protezionistici con l’Ue, il Messico, i paesi Gcc, l’area Asia-Pacifico con la riapertura della Cina e il Vietnam in gran lustro. Rallenteranno invece l’Eurozona, l’Est Europa e l’area del Mediterraneo. Male la Russia con i paesi ex Urss e l’Africa subsahariana. È questa, in massima sintesi, l’analisi panoramica di Sace sulle prospettive dell’export italiano emersa all’Export Talks - Nuovi Scenari 2023 di IC&Partners, società friulana di consulenza business per l’internazionalizzazione delle imprese.
Negli investimenti diretti esteri delle imprese trivenete e italiane IC&Partners registra la vivacità di Sudest asiatico, India e Messico. «Il trend si intensifica in particolare sulle filiere industriali del Messico che servono il Nordamerica», nota Roberto Corciulo, presidente e Ceo di IC&Partners. «Non solo per i costi rispetto agli Usa, ma anche perché si trova un tessuto industriale con buone filiere locali di servizi e forniture tecniche. E, non secondario, perché il Messico offre una facilità burocratica sui visti di lavoro per le maestranze tecniche, su cui invece gli USA hanno introdotto limitazioni con le misure del Buy American Act e dell’Inflation Reduction Act che spesso risultano in tempi lunghissimi delle pratiche».
Corciulo sottolinea poi il dinamismo dei paesi GCC con i piani Vision 2030, Arabia Saudita in primis, grazie alla disponibilità di ingenti risorse finanziarie governative, con ottime opportunità per le imprese italiane. Lo conferma sul lato export Alessandro Terzulli, chief economist di Sace: «In area GCC costruzioni, infrastrutture, diversificazione economica: molto bene la meccanica strumentale italiana, ma anche beni di consumo e alimentari con l’impulso allo sviluppo del turismo».
Continuerà a crescere la domanda del mercato statunitense, seppure rallentata, perché la recessione in Usa pare scongiurata. Accelereranno la Cina e il Sudest asiatico, con il Vietnam in testa su meccanica, alimentari e moda, e in prospettiva nei prossimi anni anche nel medicale. Oltre al Messico, Terzulli sottolinea le sorprese positive di India («ha dimostrato una grande resilienza dopo la crisi sanitaria del Covid, certo non è un mercato di facile accesso e gli indiani cercano soprattutto formule PPT - Public Private Partneship per lo sviluppo industriale e tecnologico, driver sono le infrastrutture e le tecnologie alimentari») e Brasile («in tutta l’America Latina ci sono importanti investimenti nelle energie rinnovabili, eolico e solare soprattutto, ma il Brasile ci stupirà perché sta sperimentando tra il 2022 e il 2023 una ripresa economica inattesa dagli analisti»). L’export rallenterà invece in Europa, con l’eccezione della Spagna dove trainerà la domanda di apparecchi elettrici e tecnologie in ambito energetico.
Globalmente Sace precede che nel 2023 il valore dell’export italiano, fatto per l’80% da beni e il 20% da servizi, segnerà almeno +5%. Ma che si potrebbe arrivare anche a +8/10% a seconda della componente prezzo che, pur attesa in riduzione per il ribasso di molte commodity agricole ed energetiche, nel 2023 rimarrà comunque rilevante. I beni intermedi (chimica, gomma-plastica, metalli) cresceranno leggermente meno della media per il ridimensionamento dell’effetto prezzi. Aumento superiore per i beni di investimento: mezzi di trasporto, meccanica strumentale, apparecchi elettrici (quest’ultimi, tipo converter e contatori, grazie al driver degli investimenti nella transizione energetica). Per i beni di consumo la domanda internazionale di agroalimentare italiano resterà sostenuta, previsto +5/10% («nei primi dieci mesi del 2022 l’export di prodotti trasformati ha segnato un +18% tendenziale, mentre è stato molto più contenuto l’aumento per i prodotti agricoli», precisa Terzulli). Più debole invece quella di fashion (pelletteria, calzature, gioielleria, etc.).
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