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Le particelle elementari nel porto: dove viaggia l’innovazione

Lo scalo triestino collabora con Sissa e Ictp sulla tecnologie quantistiche. Illy, Benedetti, Fantoni e D’Agostino agli Open Dialogues for Future

Piercarlo Fiumanò
Aggiornato alle 3 minuti di lettura

Il pubblico degli Open Dialogues for Future 

 

Dopo i due peggiori cigni neri che ci si poteva immaginare (pandemia e guerra), il Paese può risollevarsi solo con un mix di politica industriale e innovazione. Gli Open Dialogues for Future (organizzazione della Ccia di Udine e Pordenone con The European House – Ambrosetti, il supporto della Fondazione Crup nonché il patrocinio di Unioncamere, Regione Fvg e Comune di Udine) con la direzione scientifica di Federico Rampini hanno schierato intorno a un tavolo quattro grandi nomi dell’economia regionale: Zeno d’Agostino, presidente dell’Autorità portuale che governa sul porto di Trieste e numero uno dei porti europei, il mobiliere Paolo Fantoni, il presidente del gruppo Danieli Gianpietro Benedetti, e Riccardo Illy, numero uno del Polo del gusto. Al primo posto fra i nodi irrisolti c’è una manifattura industriale che non sa attrarre i giovani in un mercato del lavoro dove i Neet (chi non studia e non lavora, per D’Agostino sono gli stessi che poi non votano) sono 3 milioni: «Per aumentare la competitività bisogna investire di più sulla ricerca, stimolare la nascita di nuove idee, respirare una cultura internazionale. In questo Paese ci sono tanti specialisti in finanza, filosofi e avvocati ma pochi tecnici», lamenta Benedetti. «Siamo stati e siamo incapaci di vendere la qualità dei nostri posti di lavoro all’estero. E il settore del legno - fa autocritica Fantoni - è uno dei peggiori in questo senso». Responsabilità delle famiglie troppo protettive, ragiona Illy, ma non capisco l’enorme numero di contratti precari: spesso le aziende perdono talenti per paura di stabilizzare i giovani ed è assurdo soprattutto se si è investito per formarli. Dobbiamo assumerli investendo su di loro e creare percorsi di carriera, con retribuzioni adeguate – in Italia sono troppo basse –, lavorando a livello politico per ridurre gli oneri previdenziali e aumentare la produttività, altro fatto di cui si discute troppo poco».

Nell’era delle delocalizzazioni in Europa si andava alla ricerca dell’idraulico polacco. Oggi il protagonista è il saldatore egiziano: «Stiamo parlando con il Governo per facilitare ingresso e permessi di soggiorno di manodopera qualificata e di giovani, come avviene in Germania e Stati Uniti, per iscriverli all’Its», ha annunciato il presidente della Danieli.

Michael E. Porter nel suo libro sul vantaggio competitivo porta ad esempio le acciaierie tascabii italiane negli anni Novanta. Benedetti ha appena lanciato la prima acciaieria al mondo ad energia solare ed è riuscito per la prima volta a conquistare con i suoi acciai piatti il giapponesi. Risolveranno tuto i robot? Nell’era dei big data in un impianto di laminazione dell’Abs di Buttrio l’intelligenza artificiale è già arrivata.Per D’Agostino «il futuro del porto non è in porto», e quindi bisogna investire sul territorio e creare spazio a nuove iniziative industriali sfruttando anche il mare. Una strategia a lungo raggio che si integra nel sistema scienza triestino: «Qui abbiamo i migliori cervelli della fisica mondiale: Sissa, Ictp, Centro di fisica teorica. Assieme si possono mettere in cantiere progetti pilota sulle tecnologie quantistiche». Fra i progetti più recenti quello di trasformare l’Oleodotto transalpino in un’autostrada quantistica, capace di trasportare dati protetti con il grado più avanzato delle tecnologie digitali. La competizione fra il porto di Trieste e i sistemi portuali si gioca sugli interporti: «É la strategia Oceano Blu. Non bisogna stare dove nuotano i pesci ma bisogna creare il proprio oceano.Porti, interporti e zone industriali rientrano in un unica strategia competitiva». D’Agostino ha anche ricordato che i porti di Trieste e Capodistria studiano un’alleanza per la produzione di elettricità da fonti alternative, grazie all’impiego di pannelli fotovoltaici.Anche per Riccardo Illy «chi non innova in modo dirompente muore». E porta l’esempio dei vaccini e delle lampade al Led. Le imprese del Polo del Gusto sono alla costante ricerca di una qualità superiore: per questo Domori produce il suo cacao “Criollo” introvabile sul mercato in due piantagioni in Venezuela e Equador. Quale sarà il prossimo cigno nero? Per Benedetti i mercati sono usciti dalla zona-pericolo provocata da pandemia e crisi energetica e oggi alcuni settori sono in ripresa: «Per tre- quattro anni economia reggerà su livelli accettabili». Sul pianio industriale per il numero uno Danieli «il mercato russo è perso, tanto che abbiamo messo in vendita la nostra azienda nel Paese. E poi ci sarà uno stop anche nel Medio Oriente a causa dell'Iran. Gli Stati Uniti, invece, restano un importante mercato per noi», sottolinea il numero uno Danieli.Infine la questione energetica. Il dibattito si è chiuso con un confronto sull’auto elettrica fra Benedetti e Illy. Più scettico il primo. Sicuro che la strada è ormai segnata il presidente del Polo del Gusto. —

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