Meloni al rinnovo dei cda delle Partecipate: da Scaroni a Simioni i manager veneti in corsa
Dal Nordest gli occhi sono puntati su Palazzo Chigi, dove è appena iniziata la grande partita delle nomine delle partecipate di Stato. Si tratta di 42 organi sociali, di cui 94 consigli d’amministrazione e 48 collegi sindacali, in 105 società del ministero dell’Economia e delle Finanze
Giorgio Barbieri
Dal Nordest gli occhi sono puntati su Palazzo Chigi, dove è appena iniziata la grande partita delle nomine delle partecipate di Stato. Si tratta di 42 organi sociali, di cui 94 consigli d’amministrazione e 48 collegi sindacali, in 105 società del ministero dell’Economia e delle Finanze, tra cui le “cinque sorelle” Eni, Enel, Leonardo, Poste e Terna.
Poltrone pesanti che, secondo il rapporto CoMar, esprimono un fatturato di 189,9 miliardi di euro (160,6 solo considerando Enel ed Eni), utili per 10,6 miliardi, con 288.146 dipendenti (187.702 solo tra Poste ed Enel). Una tornata che vede coinvolti, chi in entrata e chi in uscita, diversi manager veneti o con un passato alla guida di importanti imprese del territorio.
La partita è delicata ed è appena agli inizi ma su alcuni tasselli sembra che i partiti abbiano già trovato la quadra. E a farne le spese per primo sarebbe il trevigiano Paolo Simioni, dal 2020 amministratore delegato dell’Enav, ente sul quale ha messo gli occhi Fratelli d’Italia.
Il manager, in passato alla guida di Save e successivamente chiamato da Virginia Raggi per la missione impossibile di risanare l’Atac, paga proprio il fatto di essere considerato troppo vicino al Movimento 5 Stelle. Al suo posto Giorgia Meloni vorrebbe insediare un manager in quota FdI.
È invece su Eni, Enel e Leonardo che i partiti sembrano essere ancora divisi. In primis perché Meloni, in segno di discontinuità, vorrebbe indicare almeno una donna al vertice di uno di questi enti.
È il nome di Elisabetta Belloni, ambasciatore oggi alla guida del Dipartimento per l’informazione e la sicurezza, quello individuato per mettere d’accordo tutti. Per lei sarebbe stata infatti individuata la poltrona di presidente di Leonardo, colosso italiano della difesa e dell’aerospazio.
Questo ovviamente al netto di una effettiva disponibilità della Belloni, che a Padova mantiene conoscenze e rapporti consolidati grazie anche alla sua lunga consuetudine con il Cuamm Medici per l’Africa guidati da don Dante Carraro, e a patto che il suo spostamento dal Dis non provochi eccessivi problemi al buon funzionamento dei servizi.
Se per quanto riguarda Eni i giochi sembrano fatti con la scontata conferma dell’ad Claudio Descalzi, è sull’Enel che sembra essere più complicato mettere tutti d’accordo. In pole position per il ruolo di presidente c’è Paolo Scaroni.
Il manager vicentino (ha guidato multinazionali e public company come la stessa Enel e Eni oltre a essere vicepresidente di banca Rothschild) ha il pieno appoggio sia di Matteo Salvini che di Silvio Berlusconi e, cosa non di poco conto, in caso di nomina ha avuto la garanzia di poter restare anche presidente del Milan. L’accordo tra gli alleati di governo prevede che a Meloni spetti l’indicazione degli ad e a Lega e Forza Italia i presidenti. Se l’accordo resisterà, per Scaroni sarà dunque più che probabile la nomina.
Sono invece in attesa di conferma sia Franco Bernabè, presidente dell’ex Ilva oggi Acciaierie d’Italia, e Marco Patuano, presidente di A2A. Per quest’ultimo, che dal 2016 al 2019 è stato ad di Edizione Holding, si era parlato anche di un poco probabile trasferimento a Terna.
Per quanto riguarda Bernabè, che recentemente è stato nominato presidente della Finint Infrastrutture e in passato ha guidato anche la Biennale di Venezia, bisognerà capire se il governo sia intenzionato a mettere mano alla governance di una società complessa come l’ex Ilva di Taranto.
Infine non si tratta di una partecipata, ma il Cnel è protagonista di una partita che sembra essere tutta veneta. Il presidente, la cui nomina spetta a Sergio Mattarella, è il vicentino Tiziano Treu. In molti indicano il veneziano Renato Brunetta come suo possibile successore.
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