Agrusti: «La logistica del Nordest per la ricostruzione dell’Ucraina»
Il presidente di Confindustria Alto Adriatico considera fattibile l’ipotesi dell’apertura di un corridoio Trieste-Ucraina per il sostegno oggi e la ricostruzione domani del martoriato paese est europeo
Federico Piazza
La città di Leopoli durante un bombardamento
(afp)Il Nordest sarà protagonista della ricostruzione post-guerra dell’Ucraina. A partire dalle infrastrutture e con il ruolo chiave del porto di Trieste e della logistica triveneta. Ne è certo Michelangelo Agrusti, presidente di Confindustria Alto Adriatico, che considera fattibile l’ipotesi dell’apertura di un corridoio Trieste-Ucraina per il sostegno oggi e la ricostruzione domani del martoriato paese est europeo, di cui ha recentemente parlato a Verona il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso.
«Ci sono tutti i presupposti – commenta Agrusti – perché, nel contesto del “piano Marshall” che l’Ue lancerà nei prossimi anni per l’Ucraina, il porto franco di Trieste possa essere uno dei principali terminal di riferimento. Già oggi, in attesa che si sviluppi il Corridoio paneuropeo 5 Venezia-Kiev che potenzierebbe di molto i collegamenti, sono comunque operative buone connessioni ferroviarie tra il Nordest e la Polonia, che è la principale porta d’ingresso e d’uscita delle merci rispetto all’Ucraina. Il problema dello scartamento diverso dei binari ucraini non è un grande ostacolo, e le problematiche burocratico-doganali sono affrontabili se c’è la determinazione politica. Per quanto riguarda la ricostruzione e il rilancio dell’Ucraina dopo la guerra, si inizierà certamente dalle infrastrutture, ambito in cui le nostre imprese possono dare un contributo rilevante».
Agrusti anticipa così uno dei temi della prossima assemblea generale di Confindustria Alto Adriatico, che si terrà a Trieste il 27 marzo con il titolo “Il mondo che sarà. Il progresso della scienza, l’intelligenza artificiale, la realtà virtuale, le energie rinnovabili, l’economia circolare. E l’uomo”: «A Trieste avremo anche il messaggio video per Confindustria di uno dei protagonisti dell’economia ucraina».
In questo percorso un ruolo importante lo può svolgere anche l’Interporto di Pordenone, inserito nel 2021 nelle reti Ten-T della logistica e dei trasporti multimodali Ue e quindi all’accesso ai finanziamenti del Programma CEF (Connecting Europe Facility) per il periodo 2021-2017 (budget complessivo sui trasporti di 25,81 miliardi di euro), grazie alla sua posizione in una delle principali aree manifatturiere del Triveneto. «Ma innanzitutto – sottolinea Agrusti – occorre continuare a supportare l’Ucraina perché vinca militarmente, e tagliare gli ultimi legami economici che varie imprese italiane, anche attraverso triangolazioni che aggirano le sanzioni internazionali, ancora hanno con il mercato russo. Questo perché le ragioni del business non possono contrastare quelle etiche e l’aggressione russa all’Ucraina è un’aggressione alle libertà, agli ideali e ai diritti dell’Europa».
La ricostruzione dell’Ucraina sarà oggetto di una conferenza ad hoc che il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale sta organizzando a Roma per il 26 aprile. Una prima anticipazione dei temi è stata intanto affrontata a Milano lo scorso 8 marzo al convegno “Il profilo dell’Europa in seguito all’integrazione con l’Ucraina” in occasione dell’evento charity “We Are Saving Lives” di Metinvest Group e della Fondazione Rinat Akhmetov per gli aiuti umanitari alla popolazione ucraina colpita dalla guerra. Vi ha partecipato anche Yuriy Ryzhenkov, il Ceo di Metinvest Group che con i laminatoi Trametal in Friuli e Ferriera Valsider in Veneto serve il mercato europeo. Ryzhenkov ha rivolto un forte invito alle aziende italiane a partecipare alla ricostruzione dell’Ucraina, parlando a una platea di imprenditori dove erano particolarmente presenti i settori dell’acciaio e della logistica.
Rispetto al grande sforzo finanziario che i paesi occidentali dovranno fare per la ricostruzione e il rilancio economico dell’Ucraina e la sua integrazione nell’Ue, uno strumento utilizzabile è anche il fondo dell’Ince - Iniziativa Centro Europea, il forum intergovernativo regionale per l’integrazione e la cooperazione Ue e lo sviluppo sostenibile che ha sede a Trieste. L’Ince, fondata nel 1989 su iniziativa italiana dopo la caduta del muro di Berlino, storicamente è stata la prima organizzazione di questo tipo in Europa e raggruppa oggi 17 paesi dell’Europa centro orientale. Spiega il Segretario Generale, Roberto Antonione: «Il fondo, finanziato presso la Bers (Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo), ha già dato in passato ottima prova in Ucraina per sostenere vari tipi di attività, con un grande effetto moltiplicatore della leva finanziaria grazie all’intervento anche di altre istituzioni internazionali come la Bei (Banca europea per gli investimenti) e la Banca Mondiale».
Antonione sottolinea poi l’intervento umanitario che impegna Ince in Est Europa. L’organizzazione sta infatti supportando la popolazione ucraina sin dall’inizio dell’invasione russa, distribuendo aiuti nell’est del paese. Ha contribuito alla creazione a Varsavia di un ospedale da campo e di un centro educazionale per promuovere l’integrazione sociale in Polonia dei profughi ucraini, e sta considerando di aprirne altri due a Bratislava e Budapest. «Inoltre – conclude Antonione – abbiamo annunciato dei bandi per finanziare altri piccoli progetti mirati a mitigare le conseguenze della guerra. Purtroppo sono solo piccole gocce nel mare, ma dimostrano la coesione politica e la forte volontà dei paesi associati a cooperare per il bene del popolo ucraino».
I commenti dei lettori