I progetti di Danieli per restare in corsa: investire all’estero avendo nuove idee
Il presidente del Gruppo, Benedetti, ha parlato di green steel. «Dobbiamo facilitare il permesso di soggiorno per operai specializzati»
Maura Delle Case
Roberta Paolini intervista Gianpietro Benedetti
All’appello lanciato da Pwc alle imprese nel corso della presentazione di Top100 affinché abbiano maggior coraggio e visione, realizzando più operazioni m&a, ha da tempo risposto il gruppo Danieli che oltre confine ha iniziato a guardare oltre vent’anni fa. «Tra la fine degli anni ’90 e l’inizio dei 2000 abbiamo puntato ad aziende piccole e altamente tecnologiche con un’alta reputazione e le abbiamo acquisite. I risultati? Ottimi», ha esordito ieri il presidente del gruppo Danieli, Gianpietro Benedetti, intervistato dalla giornalista di Nordest Economia, Roberta Paolini.
Una fase, quella delle acquisizioni, sperimentata dalla multinazionale di Buttrio per un periodo e poi sostituita con investimenti diretti sui territori: «Abbiamo lanciato l’idea di costruire aziende nel mondo. E così abbiamo fatto, in Cina, in Usa. Alcune competenze le abbiamo comprate, altre ce le siamo costruite. E abbiamo investito in innovazione. Prendendoci il rischio». Parlare di innovazione per il gruppo Danieli significa parlare delle tecnologie sviluppate ormai 15 anni fa che oggi il mercato mondiale dell’acciaio sta chiedendo in misura crescente per produrre acciaio con maggiore efficienza ma soprattutto per ridurre le emissioni di CO2 in ossequio ai paletti fissati dall’Europa per il 2030.
«Negli ultimi 15 anni abbiamo sviluppato impianti capaci di ridurre il costo di produzione dell’acciaio e incidentalmente le emissioni di CO2. Involontariamente ci siamo trovati così ad essere front runners nelle tecnologie per produrre acciaio green – ha ricordato Benedetti – al punto che in quest’ultimo anno siamo arrivati a 5,5 miliardi di portafoglio ordini. Ne abbiamo di importanti sia in Usa che in Europa e Cina e i primi anche in India».
Una commessa di prima importanza, sia per volume che per il portato innovativo che promette di liberare, potrebbe poi prende corpo nel raggio di poche decine di chilometri dal quartier generale di Danieli, a San Giorgio di Nogaro, sito che il gruppo ucraino Metinvest (proprietario dell’impianto di Azovstal, distrutto dai bombardamenti russi), sta valutando per costruire la sua nuova acciaieria. «Sarebbe il primo sito in Europa a produrre nastri di acciaio totalmente green con una riduzione importante di emissioni di CO2 su tonnellata di prodotto finito e con l’ambizione di poter competere in costo e qualità con le migliori acciaierie europee».
Benedetti si è poi concesso un’indiretta stoccata agli ambientalisti, alcuni dei quali ieri hanno fatto capannello fuori dal Messaggero Veneto: «Guardando Abs non molti direbbero che è un’acciaieria. Abbiamo anche piantato un bosco per bilanciare le poche emissioni di CO2 che fa. Bene, quella che forse sarà realizzata a San Giorgio di Nogaro sarà ancor migliore». Benedetti ha quindi evidenziato l’importanza, nel caso in cui il progetto dovesse andare in porto, di poter contare su un nuovo sito industriale in Friuli. Non ultimo nella logica di revisione delle catene globali del valore innescata dal Covid e accelerata dal conflitto russo-ucraino. «Il mercato globale – ha detto il presidente di Confindustria Udine – diventerà macro regionale, non so se ci saranno due blocchi o tre, ma questa è la direzione. Le supply chain devono essere ridisegnate e ridimensionate».
Altro tema caro all’ingegnere è quello delle competenze, della necessità di mettere a punto una strategia per garantire alla manifattura italiana nuove professionalità. «Dobbiamo facilitare il permesso di soggiorno per gente specializzata. All’inizio del ’22 in Germania hanno fatto una legge che riconosce il patentino del lavoratore iracheno e questo favorisce il permesso di soggiorno».
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