La ripresa lenta dei consumi: Fvg in frenata, debole Trieste
Il rapporto confimprese in aprile: risultati in controtendenza rispetto al trend a Nordest che segna un aumento dell’11,5%. Il capoluogo giuliano (+3,9%) fa molto peggio di Udine (+12,5%)
Luigi Dell'Olio
La ripresa dei consumi in regione è più lenta rispetto alla media nazionale. É quanto emerge dall’aggiornamento relativo ad aprile dell’Osservatorio permanente sull’andamento dei consumi nei settori ristorazione, abbigliamento-accessori e non food, elaborato da Jakala per Confimprese. Lo scorso mese ha segnato una crescita dell’11,5% a livello nazionale, mentre il Friuli Venezia Giulia ha limitato il progresso al 6,85%, dunque con un gap notevole. Debole soprattutto la provincia di Trieste (+3,9%), mentre sensibilmente meglio hanno fatto Udine (+12,5%) e Pordenone (+14,0%), mentre non è stato diffuso il dato di Gorizia, data la ridotta rappresentatività del campione. Il dato regionale è ancora più preoccupante se si considera che il primato nella classifica regionale va al vicino Veneto, con un +15,9% rispetto ad aprile 2022.
Bene anche l’Emilia-Romagna (+13,2%), mentre in coda c’è la Campania (+5,6%). Nonostante la zavorra costituita dal Friuli Venezia Giulia, il Nord-Est ha messo a segno una performance superiore alla media italiana (+13,1%), alle spalle del Centro, ma davanti a Nord-Ovest e Mezzogiorno. Quanto ai settori merceologici, l’indagine – condotta solo su scala nazionale – evidenzia che la ristorazione è quello più performante (+12,3% nel confronto a dodici mesi), mentre faticano nel percorso di ripresa l’abbigliamento-accessori e il non food. Dati, questi ultimi, che probabilmente sono stati influenzati dalle elevate temperature di aprile, che ha portato molti cittadini a consumare fuori casa, complici le minori preoccupazioni legate al Covid. Se invece si guarda ai primi quattro mesi di quest’anno e si fa il confronto con il medesimo periodo del 2022, la crescita dei consumi a livello nazionale è nell’ordine del 18,9%, mentre il Friuli Venezia Giulia si ferma al +17,9%, un dato dunque di poco inferiore alla media, a evidenziare che il rallentamento si è verificato soprattutto nell’ultimo mese considerato. Decisivo sarà pertanto capire come evolverà da qui in avanti la situazione, se cioè maggio (per altro falcidiato dal maltempo) vedrà il ritorno o meno a un buon ritmo di crescita.
Guardando all’insieme dei dati nazionali, gli analisti parlano di progressivo ritorno alla normalità, anche se sull’andamento positivo incide la spinta inflazionista, che tuttavia nel tempo tende a comprimere la disponibilità di spesa delle famiglie. «I dati a valore sono positivi: sono stati sostanzialmente recuperati i livelli pre-pandemia con l’unica eccezione del settore abbigliamento-accessori», analizza Mario Maiocchi, direttore del Centro studi di Confimprese. «Occorre, tuttavia, considerare che l’impatto dell’inflazione sul potere di spesa dei consumatori, abbinato allo stallo dei salari, si sta traducendo in una riduzione dei volumi di acquisto legata a un orientamento verso la scelta di fasce prezzo più economiche e a offerte promozionali. Fenomeni che riteniamo vadano ad accentuarsi nei prossimi mesi e che modificheranno gli scenari competitivi e le politiche delle imprese». Il prossimo banco di prova è l’aggiornamento dell’inflazione su maggio atteso a fine mese. Sarà importante capire se il rimbalzo di aprile è stato un fatto isolato o piuttosto di un preoccupante cambiamento di trend.
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