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Generali alla Consob: Cirinà senza requisiti Cattolica lascia la Borsa

Governance, la tensione resta alta. Ricorso di Caltagirone al tribunale di Trieste. Nomine dei comitati: Donnet astenuto

Luigi Dell’Olio
2 minuti di lettura

MILANO. Ancora novità in casa Generali. Nel tardo pomeriggio di ieri sono stati comunicati gli esiti definitivi del sell-out, che ha visto apportare il 2,36% del capitale al prezzo prestabilito di 6,75 euro. Considerato le quote già detenute dalla compagnia, la stessa sale al 97,36%. L’operazione di delisting si completerà il 12 agosto con le restanti azioni che verranno rilevate dal Leone, al medesimo prezzo.

Intanto la compagnia ha comunicato i contenuti della risposta alla Consob sulla decisione di non cooptare Luciano Cirinà nel board, in quanto «privo dei requisiti di idoneità, come previsto dalla Fit&Proper Policy allo stesso applicabile in caso di gravi misure disciplinari o amministrative inflitte a seguito di episodi di negligenza grave o comportamento doloso, anche a seguito di infrazioni del Codice di condotta del gruppo».

Nella missiva inviata all’autorità di controllo sui mercati viene anche specificato che la decisione è stata assunta dal board a maggioranza, per l’opposizione dei consiglieri eletti nella lista Caltagirone, e che «il Collegio Sindacale osserva di aver costantemente monitorato, sin dalla data delle dimissioni del Cav. Caltagirone, il processo per la cooptazione di un nuovo amministratore da parte del consiglio di amministrazione e di aver sollecitato l’acquisizione di due specifici pareri legali pro veritate».

Per il collegio sindacale, il processo decisionale è adeguatamente strutturato e coerente con l’analisi giuridica svolta e con le conclusioni raggiunte dai pareri. Alla fine al posto dell’imprenditore dimissionario è stato cooptato Stefano Marsaglia.

Intanto gli analisti mostrano soddisfazione per i conti semestrali diffusi martedì. Banca Akros ha confermato il rating “accumulate” e il prezzo obiettivo di 21 euro, contro i 14,67 euro della chiusura di ieri, segnalando che i risultati pubblicati dalla compagnia assicurativa sono oltre le previsioni grazie al business Vita. Da Equita si sono detti sorpresi positivamente dal risultato operativo, che si è attestato a 3,14 miliardi di euro, il 5% in più rispetto alla prima metà del 2021, mentre l’utile netto è stato in linea con le attese (1,4 miliardi, il 9% in meno nel confronto annuo). Da qui la conferma dell’indicazione “neutrale” sul titolo.

Intanto è emerso un giallo in merito alla riunione del cda di martedì che ha inserito nei comitati consiliari i tre rappresentanti della lista di Francesco Gaetano Caltagirone: Marina Brogi, Flavio Cattaneo e Stefano Marsaglia. A sorpresa, sul voto il ceo Philippe Donnet si è astenuto.

In mancanza di posizioni ufficiali da parte del Leone, si potrebbe pensare a una mossa dettata dalla volontà di non interferire in una vicenda relativa alla governance, ma dal fronte Caltagirone ritengono inverosimile questa possibilità sia perché in passato il manager francese non ha seguito questo approccio, sia perché appare difficile comprendere una decisione difforme rispetto al compromesso raggiunto tra esponenti dei due schieramenti. Restano, dunque, da chiarire le ragioni di questa scelta.

Ma al tempo stesso si è saputo che VM 2006, società attraverso la quale Caltagirone ha puntato a conquistare la maggioranza in Generali, ha impugnato davanti al Tribunale civile di Trieste la delibera dell’assise, chiedendone l’annullamento. Nel mirino c’è soprattutto il punto sette all’ordine del giorno, relativo alla nomina del consiglio di amministrazione, con l’imprenditore romano che contesta la delibera adottata con il voto determinante di due soci stretti da un patto occulto.

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