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Vertenza Wärtsilä, convocato il 23 marzo il tavolo ministeriale

L’annuncio ieri durante le audizioni a Montecitorio di azienda e Confindustria. Confermati dall’ad Cafagna gli investimenti per la produzione di motori green

Franco Vergnano
Aggiornato alle 2 minuti di lettura

Procede a piccoli passi la vertenza sul futuro dello stabilimento Wärtsilä di Bagnoli. Il ministero delle Imprese e del Made in Italy ha convocato per giovedì 23 marzo alle 11 a Palazzo Piacentini di Roma il tavolo sulla multinazionale finlandese. L’incontro, al quale sono stati invitati a partecipare i rappresentanti dell'azienda, della Regione e le parti sociali, sarà presieduto dal sottosegretario Fausta Bergamotto.

La data è emersa ieri a Montecitorio nel corso delle audizioni, davanti alle commissioni Lavoro e Attività produttive, dei rappresentanti di proprietà, Confindustria e Federmanager. Audizioni coordinate dal deputato di Fdi Walter Rizzetto, presidente proprio della commissione Lavoro. Al centro degli interventi, appunto, gli scenari legati alla continuità produttiva e occupazionale dello stabilimento Wärtsilä Italia Spa con sede a Bagnoli della Rosandra.

Per l’azienda è intervenuto l’amministratore delegato di Wärtsilä, Michele Cafagna, che ha ricordato come l’azienda abbia stanziato per tutto il gruppo «130 milioni di euro sul “green”, concentrandosi su combustibili innovativi come l’idrogeno e il metanolo». «Inoltre Trieste - ha proseguito Cafagna - rimane l’unico centro di eccellenza mondiale per i motori a due tempi».

Dopo aver bruscamente comunicato il 14 luglio scorso la sua volontà di abbandonare il sito produttivo, la società – anche in seguito alle forti pressioni sociali – aveva scelto una via negoziale arrivando a siglare un impegno condiviso (azienda, governo e parti sociali) presentando a febbraio 2023 in sede ministeriale un piano industriale basato su due pilastri: «Il primo – ha detto ieri Cafagna – è rappresentato dalla ricerca e sviluppo sulla green transition marittima. La seconda colonna è data dalle attività di servizio e assistenza ai clienti (in particolare Fincantieri e Ansaldo), non però limitate alla semplice manutenzione, ma anche al “retrofitting” (potenziamento) a all’upgrading dei motori marittimi a 2 tempi di cui Trieste è appunto la sede elettiva. In questo campo rimane infatti un unicum. Gli accordi che abbiamo firmato prevedono la sospensione di azioni aziendali unilaterali, anche per poter mantenere una continuità metalmeccanica e dell’industria pesante con la conservazione del “core business. Nel complesso il numero complessivo di addetti è sceso di qualche decina di unità. Stiamo infine lavorando - ha concluso l’amministratore delegato - per trovare un partner industriale che rilevi il plesso industriale».

Durante l’audizione è intervebuto più volte il deputato Ettore Rosato che, dopo aver ricordato come già mercoledì fossero stati sentiti i sindacati, ha in particolare chiesto garanzie sul fatto che vengano mantenuti gli assett aziendali: «Dobbiamo lavorare - ha detto il rappresentate di Azione-Italia Viva – per spingere il gruppo finlandese a non abbandonare l’Italia, visti gli interessi comuni che possiamo ancora avere nello sviluppo di nuovi business». In particolare Rosato ha chiesto che «non venga spezzettata l’azienda».

Gli ha fatto eco, con grande pragmatismo, Michelangelo Agrusti, presidente di Confindustria Alto Adriatico, sottolineando che questo elemento è esattamente «quello che si richiede al nuovo player, nei limiti dei cambiamenti obbligati di un subentro aziendale. L’obiettivo di tutti deve però rimane quello che il know how non venga disperso».

Sugli eventuali partner, ci vorrà ancora qualche settimana per avere le manifestazioni di interesse, accompagnate dai business plan. —

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