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Industria friulana, primi tre mesi di corsa

La produzione sale del 4,3% rispetto all’ultimo trimestre ’22. Prudente ottimismo sul futuro nonostante inflazione e tassi

Elena Del Giudice
Aggiornato alle 2 minuti di lettura

Produzione industriale su del +4,3% rispetto al quarto trimestre ’22 nei primi tre mesi dell’anno per l’industria della provincia di Udine, ma -1,2% come variazione tendenziale, è quindi nel raffronto con lo stesso periodo del ’22. È uno dei dati provenienti dall’indagine dell'Ufficio studi di Confindustria Udine che mette in evidenza anche l’incremento degli ordini, con un buon +2,8% tendenziale e +12,1% congiunturale, e l’utilizzo degli impianti che segue il trend passando da 77,8% del secondo semestre 2022 al 78,7% del primo trimestre 2023.

Con riferimento ai singoli comparti, in ripresa l’industria meccanica (primo trimestre 2023 +1,6% rispetto allo stesso trimestre 2022 e +5,4% sul quarto trimestre 2022), siderurgica (+1,3% la variazione tendenziale, +4,8% quella congiunturale), e alimentare (+6% e +0,9%), mentre presentano criticità i settori legno e mobile, carta, chimica, gomma e plastica, materiali da costruzione. Un quadro economico quindi che permane positivo, confermato anche dalle aspettative degli imprenditori, dove un 18% prevede un ulteriore aumento della produzione, contro un 4% che ne prevede un calo.

Il conflitto ucraino è ancora fonte di incertezza, ma prevale l’ottimismo per una tregua, o meglio ancora la pace, che darà il via alla ricostruzione dell’Ucraina, tant’è che il prezzo del gas per Mwh è rientrato a 25 euro, come lo era nel giugno 2021 (a dicembre 2019 era di 15 euro). Fortunatamente, il prezzo di 346 euro per Mwh dell’agosto 2022 è un ricordo, così come il prezzo del petrolio di 77 dollari al barile, sceso di ben il 40% rispetto a marzo 2022. Con gli attuali prezzi dell’energia l’inflazione dovrebbe rallentare e di conseguenza moderare l’aumento dei tassi. L’inflazione ad aprile 2023 rispetto ad aprile 2022, riferita ai prezzi di consumo in provincia di Udine è stata del +7,8% contro il +11,3% dell’ottobre scorso, quindi in calo. Ma rispetto ad aprile 2021 la variazione media è del 14,5%, mentre per gli alimentari è del +20,3%. Comunque, l’inflazione è ancora alta e i tassi Bce probabilmente saliranno ancora rispetto a 3,75% attuale.

A livello nazionale si respira meno ottimismo, gli indicatori provvisori sui primi mesi del secondo trimestre rilevano un rallentamento della produzione e una frenata del fatturato in quasi tutti i settori. Se è vero che il calo del prezzo del gas viene visto come una forte spinta positiva, è anche vero che i consumi restano zavorrati dall’inflazione, gli investimenti dal costo del credito e si hanno segnali di ralenti anche dall’export.

Per il presidente di Confindustria Udine, Gianpietro Benedetti, è lecito attendersi «un raffreddamento contenuto dell’economia nel prossimo autunno 2023, legato all’aumento dei tassi di interesse e alla minor domanda. Raffreddamento che potrà essere attenuato da un buon piano Pnrr - spiega Benedetti -. Per l’Italia l’equilibrio tra tassi di interesse, inflazione e Pil è delicato per via del grande debito accumulato negli ultimi 40 anni, che è di circa 2.800 miliardi di euro. Il quadro economico e l’esigenza di evitare ulteriori deficit di bilancio chiamano la riduzione delle spese che tolgono risorse, senza valore aggiunto, alla scuola, alla sanità, ai servizi sociali ed all’incentivazione ad intraprendere per mantenere il Pil non solo positivo, ma il più alto possibile». Secondo Benedetti «nei prossimi mesi l’Italia avrà un buon supporto dalle entrate per il turismo. A ottobre-novembre il trend economico per il 2024/25 potrà essere meglio definito in relazione all’andamento dell’inflazione, alla soluzione della guerra in Ucraina e alla ricostruzione di quel Paese, a un buon progetto per il Pnrr in Italia, unitamente alle riforme necessarie per ridimensionare il debito, mantenendo elevato il Pil». —

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