Pnrr, Tav veneta nel mirino del governo: «Troppe difficoltà, tra le opere da ridiscutere»
Nella relazione semestrale al Parlamento l'alta velocità tra Brescia e Padova è indicata tra le misure del Piano con maggiori debolezze. E’ inserita tra i 120 investimenti a rischio
Giorgio Barbieri
Si addensano nubi nere sul futuro di una delle infrastrutture chiave per lo sviluppo del Veneto e del Nordest, il completamento dell'alta velocità ferroviaria tra Venezia e Milano. Attesa da decenni, si pensava che grazie ai fondi europei del Piano nazionale di ripresa e resilienza avesse ormai la strada spianata.
Ora però è lo stesso governo Meloni a mettere nero su bianco, nelle 163 pagine della relazione semestrale al Parlamento sul Pnrr, che il collegamento tra Brescia e Padova è una delle misure più a rischio dell'intero Piano, inserendola tra quelle per cui, in «assenza di presupposti favorevoli determinata soprattutto da elementi di natura esterna», si sollecita «un processo di revisione mirata in accordo con le istituzioni europee e congruente con i principi dei Regolamenti europei».
Il messaggio del governo Meloni per la Commissione europea è dunque chiaro: l'alta velocità, come altri progetti, sta procedendo a fatica per diversi motivi, per cui è necessario rivedere tempi e investimenti. E a farne le spese sarebbe il tessuto produttivo del Veneto dato che il completamento dell'alta velocità è un'infrastruttura chiave per lo sviluppo dell'intero Nordest.
Il governo Draghi aveva inserito l'opera fino a Vicenza all'interno del Pnrr e garantito il proseguimento fino a Padova grazie al Fondo complementare al Pnrr. I primi due lotti dell'opera prevedono un investimento complessivo stimato in 4,8 miliardi di euro (3,6 da fondi Pnrr): il primo è lungo 44,2 chilometri, da Verona a Vicenza, ed è stato approvato in via definitiva nel 2018, il secondo è lungo 6,2 chilometri e al suo interno rientra l'attraversamento di Vicenza. Ci sono poi 25 milioni di euro per la progettazione della Vicenza-Padova, che dovrebbe essere completata entro il 2029 con altri 1,5 miliardi di euro previsti proprio dal Fondo complementare al Pnrr.
Nella prima relazione semestrale al Parlamento da parte del governo Meloni, i tecnici hanno ora individuato 120 misure rispetto alle quali sono stati rilevati elementi di difficoltà nella loro realizzazione. Di queste, quelle messe peggio (con tre o quattro fattori critici) sono 11 tra le quali le «misure per la gestione del rischio di alluvione e per la riduzione del rischio idrogeologico», gli «investimenti in fognatura e depurazione», lo «sviluppo del biometano» e proprio l'alta velocità Brescia-Verona-Vicenza-Padova.
Per quest'ultima gli elementi di debolezza segnalati sono gli squilibri tra domanda e offerta che, nell'ambito delle procedure di aggiudicazione, si sono tradotti in una riduzione della percentuale del ribasso d'asta offerto in fase di gara e in una ridotta partecipazione delle imprese alle gare. Un'ulteriore criticità fa riferimento alla «significativa carenza di manodopera, legata anche al provvedimento cosiddetto Superbonus 110». Si registrano poi difficoltà organizzative imputabili a scarso o mancato coordinamento tra più soggetti attuatori, con problematiche relative alla cessione dei terreni su cui realizzare le opere, e problematiche connesse alla rendicontazione e ai criteri di verifica delle misure.
L'esecutivo conferma quindi la volontà di presentare a Bruxelles le proposte di modifica «entro agosto 2023, in linea con quanto previsto dal Regolamento 2021/241». Gli interventi che non potranno essere realizzati nei tempi previsti dal Pnrr verranno spostati su «altre fonti di finanziamento» a partire dal Piano nazionale complementare. Altri verranno posti «a carico della programmazione 2021 - 2027 dei Fondi strutturali e del Fondo Sviluppo e coesione 2021-2027». Il tutto, assicura il governo, per «assicurare la piena realizzazione del Piano e soprattutto il raggiungimento di tutti gli obiettivi qualitativi e quantitativi previsti». Il fatto che l'alta velocità, attesa da decenni in Veneto, sia però tra gli investimenti segnalati con maggiori difficoltà, induce il dubbio che possano ancora una volta allungarsi i tempi per la sua realizzazione.
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