Il Covid massacra l'occupazione femminile: a Nordest 69mila donne hanno perso il lavoro
Il saldo, dice Istat, nel terzo trimestre 2020 (ultimo dato disponibile) rispetto alla fine del 2019 è di -62 mila occupati nelle tre regioni, grazie al dato positivo dell'occupazione maschile, 8mila occupati in più. Le donne invece sono le uniche ad aver pagato la crisi sanitaria
Roberta Paolini
PADOVA. Il Covid massacra l'occupazione femminile. Un dato spaventoso quello che emerge dai dati Istat sull'occupazione, a Nordest sono spariti, rispetto all'ultimo trimestre del 2019, 62 mila occupati, di questi 69 mila sono donne, un dato compensato (ed ecco perché il saldo è a quella cifra) da +8mila occupati uomini nello stesso periodo.
Il dato peggiore è quello del Veneto, che mostra un calo dell'occupazione femminile dalla fine del 2019 al terzo trimestre del 2020, pari a -62mila occupati donna, per una riduzione del 7 per cento. Il dato peggiore di tutto il Nordest, che segna un calo complessiva a valori aggregati del 5,21 per cento.
Ed un dato peggiore anche del valore italiano, dove il calo si ferma, si fa per dire, a -3,4 per cento per l'occupazione femminile. Mentre sempre a Nordest, l'altra metà del cielo, è in territorio positivo. L'occupazione maschile non solo ha retto, ma in alcuni casi, nonostante la pandemia addirittura è cresciuta, +0,45% a livello Nordest, con punte del +1,81% in Trentino Alto Adige.
Sono le donne che rischiano di pagare il prezzo più alto alla pandemia. Non soltanto per il suo impatto economico e occupazionale, che è particolarmente forre in settori con una marcata presenza di lavoro femminile, come vaste aree del commercio e della ristorazione, il turismo, i servizi alla persona, gli appalti, ma anche per le ripercussioni legate alla gestione dell’emergenza sanitaria nelle famiglie, dall’assistenza agli anziani a quella ai minori, che stanno mettendo a nudo, una volta di più, i forti squilibri a danno della donna nella ripartizione dei carichi di lavoro familiare e domestico.
A lanciare l’allarme, alla vigilia dell’8 Marzo, sono le segreterie regionali di Cgil, Cisl e Uil, in vista delle iniziative organizzate in occasione della Giornata internazionale della donna, incentrate proprio su un’analisi «qualitativa e di genere» dell’emergenza in atto. Pur nella consapevolezza che i dati disponibili sull’andamento occupazionale riflettano solo in minima parte le reali dinamiche in atto, secondo i sindacati esistono già le avvisaglie di un calo più pesante per la componente femminile del mercato del lavoro. Se a livello regionale gli ultimi dati Istat vedono ancora una tenuta anche per il lavoro femminile, l’andamento sia a livello nazionale che a Nordest evidenzia già un impatto “dispari” della crisi rispetto al genere.
«Le cifre nazionali evidenziano già il rischio concreto di un blocco del lento processo di crescita dell’occupazione femminile. Processo che solo negli ultimissimi anni aveva portato la nostra regione oltre alla soglia del 60% di occupate nella fascia 15-64 anni, indicata come obiettivo minimo dall’Unione Europea». È quanto dichiarano Rossana Giacaz, Claudia Sacilotto e Magda Gruarin, responsabili pari opportunità delle segreterie regionali Cgil, Cisl e Uil, che manifestano una preoccupazione molto più forte di quella che traspare dai numeri.
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