In sei mesi assunzioni a quota 135 mila (più 23%) Continuano le dimissioni
L’Osservatorio Fvg: tra ingressi e uscite il saldo è positivo per 29 mila unità 13.515 le dimissioni. L’addio al posto da parte delle lavoratici madri: più 252%

UDINE. Il mercato del lavoro del Friuli Venezia Giulia va. Nei primi sei mesi dell’anno, nonostante un rallentamento dell’economia regionale scattato nel secondo trimestre, le assunzioni sono state oltre 135 mila, +23% sul 2021 e anche +12,1% rispetto al 2019. Considerando anche le trasformazioni dei tempi determinati e togliendo le 117 mila cessazioni (anche queste in crescita del +29,6% sul ’21, il saldo è positivo per 29 mila unità.
Tendenze
«Si confermano, inoltre, tutte le tendenze emerse già a fine del 2021, testimoniando un effetto, per ora debole o nullo, del rallentamento della congiuntura economica sul mercato del lavoro - spiegano dall’Osservatorio regionale sul lavoro Fvg -. Due in particolare vanno segnalate: la robusta crescita delle trasformazioni al tempo indeterminato (sono oltre 10mila, in crescita del 95.8% sul 2021 e del 4.2% sul 2019) e la tendenza all’aumento delle assunzioni dirette a tempo indeterminato, queste ultime toccano la quota di 14.145 unità nei primi sei mesi dell’anno (+53,2 e rispetto a 2019 del +18,7%)».
Congiuntura
«Con questa tendenza all’aumento dell’occupazione dipendente, tanto a tempo determinato quanto a tempo indeterminato - sottolinea Carlos Corvino, responsabile dell’Osservatorio -, possiamo tracciare un bilancio positivo dei primi sei mesi di quest’anno, nonostante la congiuntura economica sia critica per via degli aumenti del costo dell’energia, dei prezzi al consumo e dei semilavorati. La crescita acquisita nel 2021 si è trasferita nei suoi effetti positivi sulla prima parte del 2022, grazie agli ordinativi da evadere e ai servizi di supporto alle famiglie e alle imprese. Ciò non toglie la necessità di sostenere il ciclo economico, soprattutto sul lato del potere d’acquisto delle famiglie e delle aspettative positive di investimento e sviluppo da parte delle imprese».
Lavoro stabile e non
Le posizioni a tempo indeterminato salgono, ma la parte preponderante dei movimenti in ingresso resta a tempo determinato, 67 mila, e aumenta anche il lavoro parasubordinato e intermittente. Incrementa l’utilizzo del lavoro parasubordinato (collaborazioni occasionali, lavoro nello spettacolo e nella cultura) e del lavoro intermittente (soprattutto nel corso della stagione turistica): nel primo semestre le assunzioni sono state quasi 9.900 (+31.6%) e quasi 9 mila (+24.4%). In crescita anche la domanda di lavoro somministrato, con 22 mila assunzioni nei primi sei mesi (+15.5%).
Le grandi dimissioni
I dati confermano la tendenza alla crescita tendenziale delle dimissioni, tanto per quelle tout court (30 mila, +33.7% rispetto al 2021), quanto per quelle dal tempo indeterminato: le cessazioni dei rapporti di lavoro per scelta del lavoratore sono 13.515, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso sono in crescita del 31.7% (+44.5 rispetto al 2019) e costituiscono il secondo motivo di cessazione, dopo la scadenza “naturale” dei rapporti a termine (oltre 71 mila nel semestre).
E c’è un dato in particolare che colpisce: la variazione del +252% rispetto al 2019 e del +21% sul ’21, delle dimissioni delle donne nel periodo protetto. Parliamo quindi di lavoratrici madri. In termini assoluti i casi non sono moltissimi, parliamo di 275 dimissioni nel semestre, ma erano solo 78 nel 2019.
«Il tema delle dimissioni delle lavoratici madri si è imposto con il Covid e ora mantiene un trend che, secondo noi, è preoccupante - è la considerazione di Alberto Monticco, segretario generale della Cisl Fvg - e che si somma al part time (per scelta e no), al gender pay gap, e quindi al differenziale retributivo di genere e alle progressioni di carriera, ch
I commenti dei lettori