Calo demografico, nel trevigiano mancheranno 50 mila lavoratori tra 15 anni
È quanto emerge da un' indagine sul ricambio generazionale, curata dalla Cisl di Treviso-Belluno, presentata oggi alla presenza del segretario generale, Massimiliano Paglini, il quale definisce «apocalittico» lo scenario che si prospetta

Nel 2027 in provincia di Treviso mancheranno quasi 12 mila lavoratori a causa dello sbilanciamento demografico previsto tra la popolazione in età lavorativa e le altre fasce, in particolare considerando l'aumento degli over 65.
Il dato salirà a 37.200 cinque anni più tardi e sfiorerà le 76 mila unità fra 15 anni. Tenendo presente il tasso di occupazione, se questo si manterrà stabile al 66,1% attuale, la forza lavoro mancante varrà nel 2037 circa 50 mila unità.
È quanto emerge da un' indagine sul ricambio generazionale, curata dalla Cisl di Treviso-Belluno, presentata oggi alla presenza del segretario generale, Massimiliano Paglini, il quale definisce «apocalittico» lo scenario che si prospetta.
La tendenza nel Trevigiano era intuibile, è stato fatto notare, osservando come tra il 2016 ed il 2021 la quota di lavoratori di età compresa tra i 55 ed i 64 anni sia passata dal 14,8% al 17,7%.
L'invecchiamento della popolazione è riflesso in particolare dal confronto tra la quota di residenti di età al di sotto del 15 anni nel 1982, pari al 21,1% del totale, e quella di oggi, corrispondente al 13,2%. I calcoli, è stato anche precisato, sono stati eseguiti tenendo conto dei flussi di immigrati in base alle tendenze di oggi. Per Paglini, dato che eventuali misure di incentivazione della natalità non avrebbero effetto sotto il profilo della disponibilità di forza lavoro, che tra vent'anni, diventa necessario «intraprendere una riforma organica delle norme dell'immigrazione».
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