Politiche attive del lavoro: il Nordest fa scuola in Italia
L’efficacia delle azioni nei dati del rapporto di Anpal, l’Agenzia nazionale, aggiornati a giugno. Il Friuli Venezia Giulia vanta la percentuale più elevata di persone avviate all’impiego
Riccardo De Toma
Triveneto ai vertici delle graduatorie nazionali sull’avviamento al lavoro delle persone prese in carico dai centri per l’impiego. A dirlo l’ultimo rapporto dell’Anpal, l’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro, relativo allo stato di attuazione del programma Gol (Garanzia occupabilità dei lavoratori), finanziato dal Pnrr con 4,4 miliardi di euro nel quinquennio 2021-2025.
NORDEST SUL PODIO
Considerando la platea delle persone prese in carico da almeno sei mesi, la percentuale più alta degli avviati al lavoro dall’avvio del programma si tocca nella Provincia di Bolzano con il 45,1%, seguita dal Veneto con il 39,2% e dal Friuli Venezia Giulia con il 38,1%. Ai piedi del podio la Toscana con il 38,6% e la provincia di Trento con il 38,1%, percentuale inferiore a quella di Bolzano ma sufficiente a mettere il Trentino Alto Adige al primo posto fra le regioni, con il 40,3% di avviati al lavoro. Se questa è la metà piena (o quasi) del bicchiere, quella vuota dice che, trascorsi i sei mesi dalla presa in carico, il numero di persone che restano disoccupate, 531mila a livello nazionale, è più del doppio rispetto a quello degli avviati al lavoro, in tutto 240mila. In termini percentuali si tratta rispettivamente del 65,6 e del 29,7%, con una parte residua (4,7%) di sotto occupati, cioè di persone che già nel momento della presa in carico risultavano titolari di un rapporto di lavoro insufficiente a basso reddito (working poor).
VENETO E FRIULI VENEZIA GIULIA
Analizzando con più attenzione i dati, emergono notevoli differenze non soltanto negli avviamenti al lavoro, ma anche riguardo al numero di soggetti presi in carico dall’avvio di Gol. Se a livello nazionale il numero di presi in carico, 1,4 milioni, corrisponde ai due terzi della platea attuale di disoccupati, Veneto e Fvg mostrano un tasso di attivazione delle politiche per l’impiego decisamente superiore: il Veneto sfiora ormai i 100mila presi in carico, a fronte di una platea attuale di 104mila disoccupati, il Fvg con un numero di presi in carico, 39mila, che supera ampiamente quello delle persone attualmente in cerca di lavoro (27mila). Vero che il dato Istat relativo ai disoccupati è solo un parametro statistico, dal momento che il rapporto Anpal riguarda anche persone che attualmente non sono più disoccupate o prese in carico, ma resta un indice significativo della capacità di “penetrazione” delle politiche attive.
COINVOLTI ANCHE GLI INATTIVI
«Abbiamo messo in rete le attività del programma Gol con la proposta formativa che fa capo al Fondo sociale europeo. Questo pesa sui numeri, ma pesa soprattutto sul coinvolgimento degli inattivi nelle nostre politiche di formazione e avviamento al lavoro». Alessia Rosolen, assessore al Lavoro e alla formazione della Giunta Fedriga, spiega così gli elevati tassi di presa in carico raggiunti in Fvg. «L’altro dato da sottolineare riguardo alla nostra regione – aggiunge Rosolen – è che per il 94% delle persone seguite è già stata avviata almeno una politica attiva: è il tasso più alto a livello nazionale e rispecchia il fatto che l’intera platea considerata fa capo alla rete dei centri per l’impiego, senza includere tra i presi in carico, come avviene in altre regioni, anche l’attività delle agenzie di intermediazione».
DONNE IN MAGGIORANZA
A caratterizzare il Nordest anche una maggiore incidenza delle donne sulla platea dei presi in carico. Se a livello nazionale il peso della componente femminile è del 55%, sia in Veneto che in Fvg questa raggiunge o supera il 60%. «Non credo – dichiara ancora Alessia Rosolen – che questo dato rispecchi una maggiore debolezza del lavoro femminile rispetto ad altre parti d’Italia: è vero il contrario, come rivela il tasso di occupazione femminile al mercato del lavoro (60% in Fvg, 58% in Veneto, ndr). Credo piuttosto che incidano la maggiore instabilità che caratterizza il percorso occupazionale delle donne, la loro proattività nella ricerca di nuove opportunità occupazionali e una maggiore offerta formativa, capace di coinvolgere, come ho detto, non solo gli occupate e i sotto occupati, ma anche gli inattivi» è la considerazione dell’assessore Rosolen.
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