La gigafactory Intel in Veneto, il dossier in stallo: attese dal nuovo Governo Meloni
L’investimento Intel in Italia, con destinazione Veneto della gigafactory del colosso dei chip, non avanza. Il dossier, con i suoi 4,5 miliardi di investimento e circa 5mila posti di lavoro tra diretti e indotto, si configura come una delle operazioni più rilevanti degli ultimi anni in termini di attrazione di capitali esteri

L’investimento Intel in Italia, con destinazione Veneto della gigafactory del colosso dei chip, non avanza. Il dossier, con i suoi 4,5 miliardi di investimento e circa 5mila posti di lavoro tra diretti e indotto, si configura come una delle operazioni più rilevanti degli ultimi anni in termini di attrazione di capitali esteri.
Ma, riferisce Il Sole 24 Ore, pare che il dossier non stia avanzando. Dopo lo stop imposto giocoforza dalle elezioni politiche di settembre, dalla multinazionale americana trapela, scrive il quotidiano di Confindustria, che non c'è stato ancora l'atteso decisivo confronto con i rappresentanti del nuovo governo che dovrebbero fornire rassicurazioni sulla volontà di proseguire con un corposo pacchetto di risorse pubbliche e di interventi anti burocrazia.
Intel attraverso un portavoce fa sapere che «prosegue il nostro piano di investire in Unione europea e attendiamo di riprendere a lavorare con il nuovo governo italiano».
La dichiarazione sembra sollecitare un passo del governo Meloni che ancora non c'è stato dopo il passaggio di consegne con l'ex ministro dell'Innovazione tecnologica, Vittorio Colao. Ora il ministero delle Imprese e del made in Italy, che presiede il Comitato per l'attrazione degli investimenti esteri, ha ereditato il dossier.
Il ministro Adolfo Urso, nell'intervista al Sole 24 Ore del 29 ottobre, ha comunque confermato l'interesse del governo ribadendo che «la scelta sulla sede dello stabilimento (il Veneto sarebbe in vantaggio con il Piemonte in seconda fila, ndr) spetta all'azienda sulla base delle condizioni che riterrà più opportune».
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