Siagri: «I robot non fanno paura nella economia dei servizi»
L’ex numero uno di Eurotech, protagonista ieri a Trieste de «Gli incontri di Luoghi Comuni»: «Cambiano i modelli industriali dove il costo del lavoro e delle materie prime non avranno più l’importanza di prima»
Piercarlo Fiumanò
Roberto Siagri, ex numero uno e cofondatore del gruppo informatico Eurotech e guru tecnologico, ha partecipato ieri a Trieste a una conferenza nell’ambito del ciclo «Gli incontri di Luoghi Comuni» a cura di Roberto Cosolini. Siagri oggi è numero uno del Carnia industrial Park e presidente della cabina di regia di IP4FVG, il digital innovation hub regionale nato in ambito Area Science Park.
Siagri lei ha sempre sostenuto che per crescere serve più innovazione. Le imprese devono cambiare marcia?
Le nuove tecnologie devono servire a digitalizzare i nostri vecchi modelli di produzione industriale.
Il concetto di prodotto è superato?
Conta la sostenibilità economica e la prestazione del prodotto. Il futuro è rappresentato dall’economia circolare che dopo due anni di pandemia oggi vale appena il 7% la crescita mondiale. Dobbiamo colmare questo ritardo studiando nuovi modelli di crescita più profittevoli. L’economia circolare può migliora il conto economico delle imprese.
Qual è l’impatto sulla produzione della robotizzazione in fabbrica?
I robot in fabbrica sono l’unico strumento a nostra disposizione per cambiare i paradigmi dell’economia. Dobbiamo passare dall’economia del prodotto all’economia del risultato in cui quello che conta non è più il bene in quanto tale, ma i risultati o le prestazioni che si ottengono dall’uso del prodotto stesso che ha valore in quanto è funzionale al nostro benessere. La vera fonte di profitto sarà l’utilizzo e non la proprietà di un bene. Vorrei ricordare gli studi di un pioniere come il triestino Orio Giarini che fu fra i primi a capire come «I limiti della crescita» teorizzati dal Club di Roma cinquant’anni fa derivavano da questo.
I robot serviranno a migliorare la qualità della vita?
Proviamo, ad esempio, a immaginare il traffico di una città come Nuova Dehli, una megalopoli di 28 milioni di abitanti. Con le auto a guida autonoma, condivise e non di proprietà, la mobilità diventa più sostenibile migliorando la qualità della vita e l’ambiente. La completa automazione della guida dell'auto rende evidente la non necessità del possesso del bene, a fronte di un servizio che si può acquistare con maggiori vantaggi. E lo stesso discorso si potrà applicare ad aerei, treni e autobus.
Ma siamo al definitivo tramonto della fabbrica fordista?
La robotizzazione non significa dire addio alla fabbrica. Cambiano i modelli industriali dove il costo del lavoro e delle materie prime non avranno più l’importanza che avevano nel Novecento. Si svilupperà una economia di servizi che impiegherà la manodopera in uscita dalle fabbriche digitalizzate. Avremo più possibilità di coltivare la nostra vita di relazione. Non saremo più solo consumatori ma persone che interagiscono in una società di servizi avanzati. E questi nuovi valori saranno intangibili.
La robotizzazione accelera il passaggio verso una economia della condivisione?
Ne è la premessa indispensabile. Questo è il nuovo modello industriale che crea ricchezza. Il robot che collabora con l’uomo. Pensiamo alle stampanti 3D o all’intelligenza artificiale.
Quali saranno le nuove professioni dell’economia dei servizi?
Tutte le professioni cretive dell’Information Technology in grado di dialogare con il consumatore-cliente. Pensiamo all’economia del cloud, la nuvola in grado di fornire servizi. Non ci sono solo le grandi piattaforme di software, come Alibaba o Meta, ma i servizi legati alle applicazioni dei vari software.
C’è carenza delle nuove professioni digitali..
Va attivato un circolo virtuoso. Secondo una ricerca del 2021, il 64% delle imprese affermava che la carenza di personale IT è la barriera più difficile da superare nell’adozione delle nuove tecnologie. Secondo altre stime, entro il 2030 potremmo trovarci, a livello mondiale, con 85 milioni di posti di lavoro vacanti.
Cosa pensa della crisi che ha colpito la Silicon Valley. Big come Apple pensano di convertirsi ai servizi bancari e finanziari. Che tipo di trasformazione stiamo vivendo?
Il passaggio a una nuova società di servizi avanzati, che dovrà essere sostenibile, ha ovviamente bisogno di capitali finanziari produttivi. Anche il mondo della finanza diventa così funzionale a questo cambio di paradigma economico.
Cosa pensa dei dubbi etici che solleva la questione dell’intelligenza artificiale?
Ho attivato un account su chatGPT, una chat in cui chi risponde è un’intelligenza artificiale creata da OpenAI: ho incominciato a dialogare con lei e devo dire che mi ha sorpreso. Senza intelligenza artificiale la “robotica collaborativa” sarebbe impensabile. Tuttavia servono più regole per salvaguardare la nostra privacy. Detto questo non possiamo affidarci sempre all’algoritmo. Dobbiamo re-imparare a fidarci delle nostre conoscenze e della nostra intelligenza. Il mondo digitale e il metaverso non sono un mondo fantastico e se lasciati senza regole possono creare grossi problemi. —
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